Nel settore manifatturiero, nel Friuli Occidentale ci sono circa 500 posti di lavoro a rischio. E’ il dato più alto di tutto il Friuli Venezia Giulia. A dirlo è Maurizio Marcon, segretario provinciale di Pordenone e regionale di Fiom–Cgil. “Su questo territorio – afferma il sindacalista – sono a rischio 170 posti nel Gruppo Sassoli e 80 nella Safop, ai quali si aggiungono altre realtà dove le eccedenze sono gestite anche con incentivi all’uscita: 40 in Electrolux, 90 nella Nidec e 70 nella Savio. Inoltre potenzialmente a rischio ci sono 50 posti nella Calcorpress”.
Un numero molto alto se si pensa che in provincia di Udine i posti a rischio sono circa 225, 65 alla Dm Electron e 160 alla Dynamic Tecnologies, mentre a Trieste c’è il nodo dell’area a caldo di Servola, che riguarda 400 persone.
“Il problema – continua il segretario della Fiom – è dovuto alla tipologia dell’attività. Nel Pordenonese tante aziende sono cresciute all’ombra di grandi realtà. In particolare, il settore dell’elettrodomestico è in crisi in tutta l’Europa occidentale e ciò ha colpito le imprese che vi gravitano attorno”.
Per uscirne, secondo il sindacalista, è necessario battere la strada degli investimenti pubblici (strade viadotti, edilizia pubblica), capaci di stimolare gli investimenti privati. “Quando un privato investe 100 – ragiona Marcon – spende in realtà meno di 35 grazie agli incentivi e agli aiuti pubblici. Ma per investire, un’azienda deve avere prospettive di profitto”.
Infine, sul caso Safop, Marcon afferma che è necessario l’interesse concreto da parte di un nuovo soggetto per rilanciare l’attività, altrimenti il futuro curatore non potrà attivare la cassa integrazione straordinaria. “Se ci sarà questo interesse – conclude – avremo un anno di tempo per ripartire”.