Chi lo definisce un ambientalista, chi un eco-artista, chi un pazzo. Lui ha sempre preferito mettersi addosso un’altra etichetta: “Sono un rompiballe”. Parole e musica di Renzo Bortolussi, fondatore e oggi presidente onorario dell’Associazione Acqua, l’uomo che ha impedito, con la forza delle sue idee, che si costruissero le casse di espansione sul Tagliamento, salvaguardano l’unicità del fiume friulano e facendo risparmiare un sacco di soldi pubblici per l’edificazione di opere che più di uno studio ha definito inutili alla risoluzione delle alluvioni. Oggi Bortolussi ha messo nero su bianco trent’anni di battaglie ambientali, iniziate a metà Anni Ottanta, dopo che era tornato dal Canada, con la schiena a pezzi per più di un intervento chirurgico non riuscito. Un ritorno al suo Friuli, che da allora ha voluto difendere da sprechi e abusi.
Missione laica
Il libro, dal titolo ‘Non solo casse’, sarà presentato a Villa Savorgnan di Lestans (suo paese d’origine) venerdì 11 luglio alle 20.30. Ecco in anteprima i contenuti del volume, stampato da Lito Immagine, con una prefazione di Gilberto Ganzer, l’uomo che diede il la alla battaglia contro le casse, suggerendo uno studio della Serteco che le dichiarava inutili, e un contributo di Roberto Iacovissi, che definisce Bortolussi un moderno ‘Don Chisciotte’. Nel libro – ricco di documenti inediti, foto e articoli di stampa (tra i quali molti de Il Friuli) – Bortolussi ripercorre le tante lotte per la tutela ecologica del territorio. “Queste esperienze – afferma – sono destinate a chiunque desideri intraprendere azioni a salvaguardia dell’ambiente e contro gli sprechi. Inseguendone la tutela con ragione, equità, onestà, giustizia, buon senso e senza fanatismi. Ritengo che le battaglie si possono vincere solo se credibili, vale a dire senza tornaconti personali o di parte e comunque ponderate in tutti gli aspetti tecnici-giuridici-sociali-economici, soppesandone i pro e contro”.
La lotta numero uno è quella contro le casse sul Tagliamento. “La ricerca di ogni mezzo atto a contrastare le costruzioni programmate diventò una missione laica – ricorda Bortolussi -, una vocazione e una ragione di vita, e c’è chi pensava fossi matto. Tempo fa mi dissero: ‘Dieci anni fa pensavamo fossi pazzo ora sappiamo che erano folli gli altri’. In famiglia mi dicevano: ‘Basta con queste casse, qui non si parla d’altro’. Forse avevano ragione, ma in me pulsava la volontà di annientare quegli incredibili propositi; era diventato insopportabile che si potesssero contemplare costruzioni così devastanti, con il rischio di conseguenze non difficili da immaginare (Expo di Milano, Mose di Venezia e Tangentopoli insegnano). Ma la comunità, pur disapprovando, ‘acconsentiva’ supinamente all’inevitabile disastro in itinere”.
Ma lui andò avanti a testa bassa, contro il sistema e il potere economico che stavano dietro a quelle opere. “Quando si capì che non mi sarei fermato, dapprima vennero a casa mia a offrirmi, nel 2000, ben 200 milioni di lire: davanti a moglie e figlia, risposi che non avevano abbastanza soldi per comprarmi. Poi cominciarono le rappresaglie. Volantini anonimi che mi addebitavano presunte frodi. Non sono mai riuscito a risalire ai colpevoli, pur assicurando pubblicamente una ‘taglia’ di 10 milioni di lire, per ottenere le prove, premio però mai corrisposto”. Minacce ai figli, cani ammazzati, denunce farlocche. E lui avanti. Tanto che il 1 agosto 2001 nasce ‘Acqua’, l’Associazione Controllo Qualità Urbanistico Ambientale, per dare maggior credibilità alla campagna contro le famigerate costruzioni. Con essa arrivano le manifestazioni popolari, storica quella sul ponte di Pinzano nel 2004. “Sono convinto – è la sua considerazione oggi – che è stato questo movimento, più che il buon senso, le prove scientifiche e verificabili sui modelli, oltre le denunce/esposti e ricorsi, a ‘vincere’ la disputa sulle casse”. A fine 2012, il definitivo addio al progetto delle casse sul Tagliamento può far dichiarare vinta la guerra di Renzo Bortolussi e dell’associazione Acqua.
Dal Corno al Varma
Ma le battaglie di Bortolussi hanno varcato, in tutti i sensi, il Tagliamento, come il contrasto a un inceneritore a Pinzano nel 1991. “Il mio impegno di consigliere comunale e membro di due Commissioni, è andato ben oltre le pur importanti casse d’espansione del Tagliamento, trattando decisioni su tariffe di acqua potabile e canoni di depurazioni, petizioni ed esposti, anche in Europa, come sul capannone nel bosco di Valeriano chiuso da anni. E ancora, una ‘dimenticanza’ di domanda di contributo regionale costata centinaia di milioni di lire, un esposto sul parco abbandonato a Pontaiba (dopo l’esproprio dei terreni per l’attuazione), e molto altro. Congiuntamente alla lotta alle casse io e l’associazione siamo stati, e lo siamo ancora, spesso coinvolti in altre vicende di vigilanza contro inquinamenti ambientali e in contrasto a inefficaci sprechi”. L’elenco è lungo. “Questo Friuli non finisce mai di stupirci”, dichiara Bortolussi che in tre decenni ha intrapreso battaglie su molti altri scempi ambientali: le ‘casse’ sul torrente Corno, opere sul fiume Resia, le esondazioni sul Varma in Valcellina, l’inquinamento del Colvera, la traversa di Colle ad Arba, i chiarimenti sulla diga di Ravedis e gli scontri con il Consorzio Cellina-Meduna, un ponte senza sbocco a Maniago da 380mila euro e le antenne alzate sulla Cimpello-Sequals-Gemona, oltre alla circonvallazione di Fiume Veneto, la centrale sul fiume Fiume.
A fianco alle battaglie a colpi di esposti e ricorsi, Bortolussi ha sempre combattuto anche con la sua arte. Opere contro il sistema che fanno bella mostra nel suo giardino e che sono finite anche nei cataloghi di esposizioni internazionali. Un’inventiva viva, la sua, che lo ha portato perfino alla trasmissione televisiva ‘I Cervelloni’ condotta da Paolo Bonolis. Perché uno come Bortolussi non sta fermo un momento. Se gli chiedete qual è la sua battaglia più importante, vi risponderà: “La prossima”.