La concia, ovvero il trattamento per creare attorno ai semi una pellicola a base di sostanze insetticide, fungicide o fertilizzanti è considerata dai produttori una tecnica ideale per ridurre il ricorso alla chimica e garantire buoni raccolti.
Decisamente più controversa la valutazione sugli effetti che questa tecnica ha sull’ambiente e, di conseguenza, sull’uomo. Attualmente, come ci è stato spiegato da un esperto del settore, la concia delle sementi riguarda la gran parte dei cereali se si tratta di funghicidi (contro il mal del piede), mentre nel caso degli insetticidi riguarda quasi esclusivamente il mais. In quest’ultimo caso, perdere una semente significa perdere l’intera pianta e l’utilizzo di quantità minori di sementi per ettaro rende economicamente più sostenibile il trattamento.
Lasciata alle spalle l’era della concia con neonicotinoidi messi ormai al bando, ora si fa ricorso ad altre sostanze come il Mesurol, potente insetticida utilizzato soprattutto come repellente per evitare i danni provocati dagli uccelli. Secondo l’esperto, nel 2019 il ricorso a sementi di mais conciate sarà molto più bassa. Da un lato c’è la maggiore attenzione degli agricoltori. Dall’altro il fatto che l’estensione dei campi coltivati a mais si sta progressivamente riducendo. Si stima che quest’anno si arriverà a stento al 10% delle superfici coltivate nella nostra regione. Inoltre, l’impiego del seme conciato prevede attrezzature dedicate e una serie di precauzioni che stanno spingendo gli agricoltori a preferire altre colture, oppure a chiedere sementi non conciate con insetticidi.