L’avvistamento, eccezionale, risale a quasi un anno fa, nel Golfo di Trieste. La maestosa e rara medusa Drymonema dalmanitum era stata osservata e ripresa dai ricercatori dell’
Le suggestive immagini di quell’avvistamento sono valse la pubblicazione sulla rivista MPDI (Multidisciplinary Digital Publishing Institute), a firma dei ricercatori di Miramare, Marco Segarich e Saul Ciriaco e di Lisa Faresi di Arpa Fvg.
“Un avvistamento eccezionale non solo perché si trattava della più grande medusa del Mar Mediterraneo – spiegano sui social dall’Area Marina Protetta Miramare -, osservata solo poche altre volte nell’ultimo secolo anche se in numero crescente a partire dal 2000, ma anche perché l’esemplare in questione si stava appunto nutrendo di altre due meduse: e non quelle che la letteratura scientifica indica come le abituali prede della Drymonema, ossia le piccole Aurelia aurita, ma le ben più voluminose Rhizostoma pulmo, quei polmoni di mare balzati in questi giorni all’onore delle cronache per gli straordinari bloom che li hanno portati ad ammassarsi lungo le rive di Trieste”.
“Ebbene, questa novità sulle abitudini alimentari di Drymonema rende plausibile l’ipotesi che, all’aumentare di Rhizostoma, ci potrà essere una maggior probabilità di incontrare anche la prima – prosegue la nota -; ipotesi peraltro già avanzata in un precedente lavoro (Malej 2014), in cui si era ipotizzato che l’aumentata presenza di Aurelia avrebbe potuto aumentare le probabilità di avvistamenti di Drymonema. Meduse grandi, insomma, chiamano meduse ancora più grandi (e voraci)”.
“Quanto al bloom di Rhizostoma di questi giorni, ribadiamo quanto già spiegato dai colleghi di Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS e ARPA FVG: se l’evento specifico è sicuramente da attribuirsi alla concomitanza di alcune condizioni meteomarine particolari – venti e correnti che hanno favorito l’ingresso della specie nelle acque del golfo, anche di quelle provenienti dalla costa istriana, per convogliarle verso Trieste – la proliferazione delle meduse e degli organismi gelatinosi come gli ctenofori, nei mari in generale ma anche nell’Alto Adriatico, è tendenzialmente imputabile alle modificazioni indotte dall’uomo sull’ecosistema marino – concludono i ricercatori dell’Area Marina Protetta Miramare –, e in particolare alla sovrapesca che, diminuendo le specie ittiche, crea un ambiente favorevole alla proliferazione delle meduse che trovano meno predatori e più cibo (plancton) di cui nutrirsi”.