La conferenza on-line è stata dedicata alla presenza massiva di meduse nel mare Adriatico e alle valutazioni sullo stato di salute con l’analisi delle prospettive future per le risorse biologiche marine. Protagoniste sei regioni italiane e sei Contee croate che sfociano sul mare Adriatico e la Croazia.
All’evento, che ha visto capofila la Regione autonoma del Friuli Venezia Giulia, hanno preso parte rappresentanti delle istituzioni e di enti scientifici, esperti, universitari, esponenti che hanno dato il loro contributo su un tema importante come quello dello sviluppo delle risorse biologiche marine.
A illustrare gli obiettivi del progetto Argos è stato Alberto Fonzo, della direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia: “Il progetto ARGOS – ha detto Fonzo – è fondamentalmente un progetto di governance che intende analizzare i dati riguardo la consistenza degli stock ittici e il loro stato di salute in area adriatica, per poi individuare delle proposte gestionali da tradurre in proposte normative specifiche per l’area. Il progetto – ha concluso Fonzo – si fonda sulla tutela e sull’incremento della biodiversità come tema di fondo”.
Saul Ciriaco, Area Marina Protetta di Miramare, ha invece fatto un excursus sulle principali modifiche degli ultimi anni, non solo nella gestione ma anche nel rapporto tra l’area marina e gli attori del nostro territorio. “Questi 3.000 ettari – ha affermato – includono non nuovi sistemi di conservazione stringenti, ma semplicemente dei sistemi con lo scopo di promuovere le attività culturali, professionali e di utilizzo del territorio il più sostenibili possibile”.
A centrare la questione delle meduse, in particolare del cosiddetto ‘Polmone di mare’, è stato Antonio Terlizzi, Università di Trieste, Dipartimento di Scienze della Vita: “Quello a cui abbiamo assistito a Trieste – spiega Terlizzi- cioè il bloom di questa medusa, il Polmone di mare, è paragonabile a quello che è una fioritura. Ci sono condizioni ambientali ed ecologiche che favoriscono il fiorire di una determinata specie. In questo caso parliamo di organismi appartenenti al plancton e quindi soggetti ai movimenti delle masse d’acqua e che con particolari condizioni del mare, possono insaccarsi e portare a queste grandi densità. Questo però non spiega del tutto il perché siano così tante -continua Terlizzi – ciò rientra nel problema delle invasioni biologiche. Le invasioni sono legate a un nuovo mare che sta cambiando, con un cambiamento climatico e un riscaldamento delle acque. Un’altra forzante ambientale purtroppo è la pesca. Arriviamo a togliere dal mare quasi 100 milioni di tonnellate di pesce selvatico e di queste 100 milioni di tonnellate che prendiamo dal mare la metà li buttiamo via e l’altra metà non va per il consumo umano, questo significa che delle 100 milioni di tonnellate noi utilizziamo per il consumo umano solo 25 milioni di tonnellate. Tutto questo provoca un cambiamento del funzionamento della colonna d’acqua e del sistema che alimenta anche il nostro tornaconto attraverso la pesca”.
Valentina Tirelli, OGS Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale, ha parlato di una nuova specie di ctenoforo presente nel mare Adriatico, la Mnemiopsis leidyi, Noce di mare, nuovo grande problema per la pesca artigianale. La Mnemiopsis leidyi è entrata nella lista delle 100 specie aliene invasive peggiori al mondo. La Mnemiopsis leidyi ha bisogno di mangiare tanto, togliendo cibo essenziale a pesci come sardine e acciughe. Quindi questa specie è, per i pesci, sia un competitor alimentare sia un vero è proprio predatore.
Luca Bolognini, CNR-IRBIM Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine di Ancona ha concluso gli interventi: “Noi nel progetto ARGOS cercheremo di utilizzare un modello bi-economico perché riteniamo che sia importante la valutazione di quelli che sono gli effetti di una misura di gestione in termini di tutela delle risorse, ma anche in termini di economia”.
A intervenire anche Diego Borme, OGS Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale, che ha puntato l’occhio su come la comunità ittica stia andando incontro a cambiamenti, focalizzando cosa sia una specie aliena e la loro distribuzione nell’ambito del Mediterraneo: “Alcune sono da considerarsi delle specie introdotte aliene, altre sono dei pesci rari per loro natura, altri sono dei pesci semplicemente rari ma che erano molto presenti e che sono stati poi gradualmente dimenticati”.
Nicola Bettoso, ARPA Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ha presentato il problema dei cambiamenti climatici e della crisi della pesca: “Ho voluto portare un esempio di un fenomeno accaduto una ventina di anni fa e che ha avuto delle ripercussioni pesanti nel mondo della pesca. L’episodio massivo a cui mi sono riferito è il fenomeno delle mucillagini nel mare sporco. Confrontando i dati di pescato relativi agli anni 1999-2000-2001, possiamo avere una stima dei danni causati alle attività di pesca nel Friuli Venezia Giulia”.
Dalla parte croata, interessanti gli interventi di Olja Vidjak, IOF Istituto di oceanografia e pesca di Spalato, sulla presenza delle meduse nell’Adriatico orientale, mentre Alenka Malej, Istituto nazionale di Biologia, Stazione di biologia marina di Pirano, ha focalizzato le prospettive future del bioritmo e dell’ecosistema marino.
Infine è stata data la parola ad alcuni rappresentanti di associazioni dei pescatori: tutti, univocamente, hanno manifestato preoccupazione per la massiccia presenza di meduse nel mar Adriatico, auspicando l’incremento di studi e la tutela di un intero mondo che ruota intorno al settore ittico, “fondamentale” – è stato detto – per lo sviluppo dell’economia.