Rimane al centro dell’agenda politica la vicenda Prosecco-Prosek, dopo giorni di polemiche in merito ai danni per la filiera italiana che potrebbe causare il riconoscimento dell’indicazione geografica protetta del vino croato da parte dell’Unione Europea.
La domanda di protezione del Prosek, presentata dalla Croazia, è stata pubblicata sulla Gazzetta europea. A dare notizia dell’avvenuta notifica della richiesta di registrazione del nome è la Coldiretti sottolineando che “tutte le parti interessate disporranno di un termine di due mesi a decorrere dalla data di pubblicazione per presentare un’obiezione motivata che la Commissione analizzerà prima di adottare una decisione finale”.
Questa mattina il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, uno dei maggiori difensori delle bollicine italiane, ha tenuto una informativa al Senato. “A oggi non è stata ancora presa nel merito una decisione definitiva sulla registrazione. La normativa europea ci consente in sede di opposizione di far valere le nostre ragioni. La commissione ha dato semplicemente l’assenso alla pubblicazione in gazzetta della domanda”.
Il ministro triestino ha ribadito anche in questa sede ciò che ha affermato appena il caso è esploso, ovvero che il nostro Paese si opporrà in ogni modo possibile e che la Commissione europea dovrà tener conto, nella propria scelta, delle controdeduzioni dell’Italia. “Lo stesso Commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, chiamato in causa dal sottoscritto e dai rappresentanti delle Regioni nel corso del recente G20 dell’Agricoltura, nell’asserire che la questione del Prosecco è assai specifica e che il punto di vista dell’Italia sarà preso in seria considerazione, ha dichiarato che la questione è tutt’altro che conclusa”.
“Come previsto dalla normativa europea, dunque, nei 60 giorni decorrenti dalla pubblicazione della richiesta di registrazione in Gazzetta Ufficiale faremo opposizione formale nei confronti della domanda croata. E lo faremo in modo adeguato e compatto, sia con l’ausilio delle strutture tecniche del Ministero sia con la pressione, l’azione e l’interlocuzione politica che eserciteremo nei confronti di Bruxelles”.
Sulla querelle è intervenuto questa mattina anche Apostolos Tzitzikostas, presidente del Comitato europeo delle Regioni, in visita a Trieste, città con la quale ha un rapporto speciale. Il nonno del leader politico greco ha, infatti, vissuto a lungo nel capoluogo giuliano ed è stato tra i fondatori della comunità greco-ortodossa di Trieste. Forse anche per questo motivo, a margine degli incontri istituzionali, Tzitzikostas ha risposto volentieri e con cognizione di causa ad alcune domande di carattere locale che gli sono state poste dai giornalisti.
Una di queste riguardava proprio la disputa sulla denominazione del vino Prosecco, insidiato dalla richiesta croata di tutelare il Prosek della Dalmazia. “Conosco e apprezzo il Prosecco, è un prodotto che porto nel cuore”, ha risposto Tzitzikostas, che ha ricordato come anche in Grecia si fosse verificato un contenzioso simile, a proposito della tutela del tradizionale formaggio Feta. “L’Unione Europea ha le sue regole – ha proseguito il presidente del CdR – ma l’importante è che le denominazioni non finiscano per risultare ingannevoli nei confronti dei consumatori”.
La vicenda del Prosecco è stata affrontata anche dal presidente del Consiglio regionale nel corso del suo colloquio privato con il leader greco, dove è emerso l’auspicio di un maggior coinvolgimento di Regioni e comunità locali in questo tipo di dispute, in quanto gli Stati nazionali non sempre colgono interamente la portata di questioni che toccano da vicino aspetti simbolici e interessi economici delle singole popolazioni.