Nell’edizione 2022 della Guida agli Extravergini di Slow Food sono raccontate 750 realtà tra frantoi, aziende agricole e oleifici (120 novità a testimonianza di un settore molto vivace), recensiti 1.180 oli tra gli oltre 1.500 assaggiati.
Cresce il numero delle aziende che certificano in biologico l’intera filiera, con 536 oli certificati, e aumentano i produttori (126 per 164 oli) che hanno aderito al Presidio Slow Food – Olio extravergine italiano, il progetto che promuove il valore ambientale, paesaggistico, salutistico ed economico dell’olio, che tutela oliveti antichi, cultivar autoctone e raggruppa produttori che non adoperano fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici.
Non mancano i riconoscimenti classici: la Chiocciola indica le aziende (35) che si distinguono per il modo in cui interpretano i valori produttivi (organolettici, territoriali e ambientali) in sintonia con la filosofia Slow Food; il Grande Olio (72) è attribuito agli extravergini che si sono distinti per particolari pregi dal punto di vista organolettico e perché ben rispecchiano territorio e cultivar. A queste caratteristiche, il premio Grande Olio Slow (107) aggiunge il riconoscimento dedicato alle pratiche agronomiche sostenibili applicate.
La produzione olivicola del 2021 nel Nord Italia può essere riassunta con una frase: poco olio, ma buono. Purtroppo, ha inciso in modo negativo il fattore climatico. Quasi tutte le regioni, infatti, sono state colpite da gelate tardive, alte temperature e scarsa piovosità nei mesi estivi che hanno avuto ricadute negative sulla raccolta con picchi di perdite fino al 100% in alcune zone.
Tuttavia, i pochi litri prodotti, in particolare in Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto-Adige, Liguria ed Emilia-Romagna, sono di buona qualità. In Trentino Alto-Adige, nonostante il calo dell’80%, si confermano anche quest’anno alcune eccellenze produttive. La mancanza di precipitazioni in Veneto ha impattato gravemente sulla capacità produttiva degli olivi, riducendola in alcune zone del 100%. Ma uno sparuto gruppo di produttori è riuscito a ottenere olio anche quest’anno, in alcuni casi eccellente.
Gli extravergini friulani risultano di qualità elevata e rotondi al palato, mentre quelli liguri hanno sapori buoni, tipici, rassicuranti e dimostrano un interesse crescente della regione verso le cultivar meno conosciute come la Lavagnina, la Razzola, la Merlina. Diversi, inoltre, i frantoi che si stanno avvicinando alla coltivazione biologica certificata. Risultati positivi per l’Emilia-Romagna il cui calo della produzione si attesta intorno al 30-40%. Le gelate primaverili e la siccità estiva non hanno comunque ostacolato la produzione che ha dato prova di oli di altissima qualità.
Il riconoscimento Grande Olio viene attribuito all’olio eccellente nella sua categoria per pregio organolettico, aderenza al territorio e alle sue cultivar. Nell’Italia Settentrionale è andato a sette oli. In Fvg premiato l’Olio dei Venti – Bianchera di Radovic, Duino Aurisina.