“A fronte delle esternazioni dell’onorevole Roberto Menia apparse sulla stampa locale, la Rappresentanza Unitaria Slovena esprime la piena solidarietà alla comunità linguistica friulana. Secondo quanto rappresentato dal senatore triestino, il friulano andrebbe espunto dal contesto scolastico e relegato al solo ambito privato – domestico. Una tale visione delle questioni minoritarie è in evidente contrasto con i principi fondanti che regolano la materia sia a livello nazionale, che internazionale e con lo stesso percorso politico intrapreso a livello nazionale ed europeo quanto meno dal secondo dopoguerra”, si legge nella nota fimata dalla senatrice Tatiana Rojc, dai consiglieri regionali Marco Pisani e Danilo Slokar, da Ksenija Dobrila, Presidente dell’Unione Culturale ed Economica Slovena (SKGZ), Marco Jarc, Presidente del Comitato Istituzionale Paritetico per i problemi della minoranza linguistica slovena, e Walter Bandelj, Presidente della Confederazione delle Organizzazioni Slovene (SSO).
“La proposta di legge costituzionale avanzata dall’onorevole Menia è anche superflua, in quanto già la Legge 482 del 15 dicembre 1999 di tutela delle minoranze linguistiche prevede che ‘La lingua ufficiale della Repubblica è l’italiano’. Tralasciando il merito della proposta così come avanzata, ciò che preoccupa sono le finalità sottese, che si vorrebbero perseguire. Risulta evidente il tentativo di dare copertura costituzionale a successivi interventi di livellamento verso il basso dei diritti e delle tutele di cui ad oggi godono le comunità linguistiche minoritarie nazionali in totale spregio agli impegni assunti a livello internazionale dal nostro Paese e consacrati anche in Costituzione. L’iniziativa parlamentare rievoca una visione anacronistica dello Stato nazionale di stampo ottocentesco, che si pone a distanza siderale dalla tradizione europeista dell’Italia”.
“L’onorevole Menia ha anche espresso forti preoccupazioni per dei pretesi “elementi di protezione avanzata delle minoranze nazionali o linguistiche”, anche relativamente allo sloveno nel Friuli Venezia Giulia, che metterebbero in discussione “la centralità dell’italiano”. La tesi è del tutto singolare e priva di riscontri fattuali. Semmai è vero il contrario, in quanto numerose disposizioni della Legge di tutela della minoranza linguistica slovena ancora attendono di trovare piena attuazione. A mero titolo esemplificativo, basti ricordare le difficoltà che tutt’ora persistono nel garantire il diritto alla corretta grafia dei nomi sloveni nei documenti ufficiali e all’uso della lingua slovena nei rapporti con la pubblica amministrazione e i concessionari di pubblico servizio”.
“L’iniziativa si pone anche fuori dal solco tracciato dai Presidenti Mattarella e Pahor durante la storica visita congiunta a Trieste nel 2020 e rischia di creare conflitti artificiali, ad oggi del tutto sopiti e insussistenti, tra gli appartenenti alle comunità linguistiche minoritarie regionali e gli apparati statali. Pertanto, i sottoscritti esprimono il loro proprio fermo dissenso in merito alle proposte dell’onorevole, che sono avulse dall’attuale contesto storico e in aperto contrasto con l’intero quadro normativo in materia di protezione delle minoranze linguistiche”, conclude la nota.