Centinaia di manifesti funebri sono stati affissi dai militanti di CasaPound Italia davanti alle sedi Inps in decine di città italiane. L’intento è “denunciare la morte dell’economia e di migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori, messi in ginocchio dalle politiche governative e giustiziati dai disservizi, dai ritardi e dall’incapacità di gestire i pochi aiuti statali da parte dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale”.
“L’Inps – spiega in una nota alla stampa CasaPound – dovrebbe essere l’ente pubblico di maggior sostegno ai lavoratori e agli imprenditori in questo momento di profonda recessione. E invece non soltanto si è fatta trovare impreparata a fronteggiare l’emergenza ma addirittura ha aggravato una situazione già critica. Da un lato con i disservizi telematici, dall’altro con la lentezza nella lavorazione delle pratiche che non ha ancora consentito a centinaia di migliaia di cittadini di riscuotere la cassa integrazione e i vari bonus di sostegno al reddito”.
“Non ci sono stati soltanto ritardi ingiustificabili nell’erogazione dei soldi – prosegue CasaPound – ma addirittura le imprese che hanno anticipato la cassa integrazione sono ancora in attesa della necessaria autorizzazione per compensare quanto già pagato con i contributi da versare. Insomma, l’Inps, non contenta di essere in ritardo nei pagamenti, ha addirittura messo i bastoni tra le ruote anche a coloro che, per venire incontro ai propri dipendenti, hanno messo di tasca propria quanto avrebbe dovuto corrispondere lo Stato”.
“L’Istituto di Previdenza – conclude la nota – come qualsiasi pubblica amministrazione che si rispetti, dovrebbe essere la cinghia di trasmissione delle decisioni politiche, e invece si è contraddistinto soltanto per le sortite inopportune del suo Presidente, Tridico, che ha definito ‘pigri e opportunisti’ gli imprenditori che, dopo il lockdown, facevano fatica a riaprire la propria attività. Per questi motivi abbiamo deciso di protestare davanti a un Istituto che per oltre cento anni ha assicurato serenità agli italiani e che, negli ultimi tempi, si sta trasformando in un baraccone indecente”.
“Un attacco inaccettabile che non colpisce soltanto l’Inps come istituzione, ma anche tutti i suoi lavoratori e l’impegno che hanno profuso per contrastare gli effetti di una crisi senza precedenti”. La segretaria generale della Funzione pubblica Cgil Orietta Olivo esprime con queste parole la condanna contro la campagna denigratoria scatenata a livello nazionale da Casapound contro l’istituto.
“Troviamo non solo di pessimo gusto i necrologi – commenta ancora Olivo – ma anche del tutto sbagliato il bersaglio. Un conto infatti è denunciare i tempi lunghi della cassa integrazione, come ha fatto più volte anche il sindacato, un conto scatenare campagne populiste senza tenere conto dell’enorme volume di pratiche gestite dall’istituto. Da gennaio a maggio sono state autorizzate 1,7 miliardi di ore di cig a livello nazionale e 43 milioni a livello regionale, volumi che in cinque mesi superano già del 50% i picchi storici mai raggiunti in Italia e in Fvg. Si pensi che sulla sola cassa in deroga, in regione, sono state presentate 13mila domande, l’80% delle quali è stato gestito entro 5 i giorni: ne restano da lavorare appena 500, peraltro arrivate di recente. A questo si aggiungano i milioni di pratiche affidate all’istituto e legate alle misure straordinarie introdotte per far fronte all’emergenza, dai vari bonus all’estensione dei congedi parentali”.
Gli errori di comunicazione del Governo e dell’istituto, secondo Olivo, non bastano a giustificare una campagna che la segretaria della Fp-Cgil giudica populista sia nei modi che nei contenuti. “Ha sicuramente sbagliato – dichiara – chi si è sbilanciato promettendo tempi brevissimi per l’erogazione di tutti gli interventi, compresi quelli come la cassa in deroga e il Fis, caratterizzati da pratiche molto complesse e che richiedono il concorso di molti soggetti, con un elevato rischio di errori e di lacune prima che l’iter approdi all’Inps. Questi attacchi, però, sono populisti, perché non puntano al merito, non riconoscono dati di fatto oggettivi come la grande mole delle misure messe in campo e l’impegno di chi lavora all’Inps. Anzi, rischiano di convogliare malesseri del tutto ingiustificati verso i lavoratori e le lavoratrici dell’istituto, che in questi mesi, pur operando a distanza, hanno continuato a lavorare a tempo pieno e spesso fuori orario per star dietro a una richiesta di interventi e prestazioni senza precedenti”.