“Entro il prossimo aprile la Regione Friuli Venezia Giulia recepirà le Linee guida nazionali in materia di identificazione, protezione e assistenza alle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura, redatte nell’ambito del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-22) che prevede, tra le azioni prioritarie, la pianificazione e attuazione di un sistema di servizi integrati per la protezione e prima assistenza delle vittime di sfruttamento lavorativo in agricoltura e il rafforzamento degli interventi per la loro reintegrazione socio-lavorativa”.
Lo ha anticipato l’assessore regionale al Lavoro e Formazione, Alessia Rosolen, intervenendo assieme all’assessore alle Risorse agricole, Stefano Zannier, al seminario “Le buone pratiche di contrasto al caporalato. L’esempio del Friuli Venezia Giulia” promosso all’interno del progetto “Rural social act” e tenutosi al VCR Research center di Rauscedo.
Oltre alle sfide principali da mettere in atto per migliorare il funzionamento della filiera agroalimentare il seminario ha trattato i temi della prevenzione di pratiche sleali di mercato; il contrasto alla dispersione di valore lungo la filiera; la trasparenza del mercato del lavoro agricolo e la semplificazione delle procedure amministrative; la promozione di meccanismi quali la responsabilità solidale, la tracciabilità e la certificazione dei prodotti; le forme di aggregazione dei produttori.
“Ho seguito con estrema attenzione – ha commentato Rosolen – i lavori odierni, perché la materia del contrasto allo sfruttamento lavorativo è un tema molto sentito dall’Amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia e su cui, soprattutto negli ultimi anni, l’impegno di razionalizzazione degli interventi di controllo è stato crescente: il tema di oggi si concentra sul settore agricolo, ma credo sia trasversale ad altri settori, molto rilevanti e su cui è fondato la gran parte del Pil regionale, come quello dell’industria manufatturiera e l’edilizia. Proprio in questi due settori nei percorsi di formazione che l’Amministrazione regionale organizza in particolare sul sistema degli IeFP vengono poste le basi, in sede di inserimento lavorativo, per la prevenzione su tutti gli aspetti – legale, etico, della sicurezza – di fenomeni scorretti”.
Contestualizzando la congiuntura politica ed economica attuale, caratterizzata dall’uscita da una crisi, Rosolen ha indicato come necessario “il potenziamento del monitoraggio da parte di tutte istituzioni, perché la fase della ripresa porta con sé spesso una minore attenzione agli aspetti della sicurezza e, inevitabilmente, anche al proliferare di situazioni non corrette per rispondere alle esigenze del mercato”.
Per il raggiungimento dei risultati – è stato sottolineato da parte dell’assessore – è necessario che oltre al rafforzamento dei controlli, alla revisione e inasprimento delle norme che puniscono taluni reati, oltre all’azione delle Forze dell’ordine, vi sia il coinvolgimento di tutti i corpi intermedi, degli organismi della società civile e di tutti i soggetti che, a vario titolo, si occupano di identificazione, protezione e assistenza alle vittime di sfruttamento lavorativo.
L’assessore ha poi anticipato che “l’Amministrazione attiverà a breve, per mezzo dell’assessore alla Sicurezza Pierpaolo Roberti e in partnership con altre Regioni, azioni progettuali per prevenire e contrastare forme di distorsione del mercato del lavoro – lavoro irregolare, lavoro sommerso, caporalato, sfruttamento lavorativo – promuovendo in tutti i settori economici la cultura della legalità e della sicurezza, mediante lo sviluppo di interventi per favorire l’integrazione sociale, sanitaria, abitativa e lavorativa di cittadini di paesi terzi vittime e potenziali vittime di sfruttamento lavorativo”.
Sotto il profilo della tutela delle imprese, Rosolen ha ricordato che “già lo scorso anno è stata posta all’attenzione del Ministero del lavoro la necessità di un ripensamento del ruolo delle imprese cosiddette ‘contoterziste’ all’interno della filiera agricola”.
Riguardo queste imprese in particolare, Rosolen ha rilevato che risultano sempre più presenti all’interno del mondo agricolo, al quale si propongono fornendo i propri servizi, probabilmente aiutate in questo dal difficile reperimento di manodopera stagionale.
“Si tratta di servizi che non sempre risultano andare oltre alla semplice somministrazione di personale, difettando pertanto di quell’organizzazione e assunzione del rischio d’impresa, caratterizzanti il contratto di appalto. Riferiscono gli Uffici competenti che a causa delle difficoltà degli esami istruttori spesso collegati a questa tipologia di pratiche e del fatto che l’esame delle istanze deve necessariamente osservare l’ordine cronologico di arrivo, il rilascio dei nulla osta procede in maniera rallentata, tanto che spesso il rilascio dei provvedimenti a favore delle imprese agricole avviene ad avvenuto superamento di quelle esigenze di stagionalità per le quali la richiesta era stata effettuata. È pertanto necessario – ha concluso Rosolen – che per queste imprese trovi definizione una disciplina di settore che le diversifichi dalla figura dell’impresa agricola, favorendo quest’ultima nel reclutamento della manodopera stagionale, e ne renda possibile l’assunzione di personale estero solo dopo che esse siano in grado di fornire dimostrazione di effettiva capacità economica”.
Ad introdurre la seconda parte del seminario, al quale ha preso parte tra gli altri, il Procuratore capo di Udine Massimo Lia, è stato l’assessore regionale Zannier, che ha rilevato come la diffusione e l’impatto di situazioni di illegalità rispetto al lavoro in agricoltura siano inversamente proporzionali alla loro visibilità.
“Ci troviamo spesso di fronte – ha notato Zannier – a casi fraudolenti che non sono stati riconosciuti come tali perché l’infiltrazione sa essere molto subdola: ringrazio per questo gli organizzatori di questo seminario perché hanno coinvolto associazioni di categoria, sindacati, mondo della cooperazione e istituzioni. Si tratta di portare a conoscenza e comunicare con più efficacia, fare trasparire quello che spesso è sommerso. Questa forma di collaborazione permetterà di ottenere una vera sostenibilità sociale – in senso etico e non solo ambientale – che sfugge spesso alla capacità di analisi perché è più difficile da verificare e misurare”.
“Crisi economica prima e pandemia poi hanno ampliato le fasce di povertà dove trova terreno fertile, anche in Fvg, il fenomeno criminoso del caporalato. Dalla Regione è necessaria un’azione che dia un peso reale alla sostenibilità sociale e agli standard etici delle imprese, a partire anche da una disciplina più stringente del marchio Io sono Fvg, attuando dunque controlli rigorosi sul rispetto dei criteri di adesione a questo sistema che “certifica” le eccellenze della nostra regione”. Lo afferma la consigliera regionale Chiara Da Giau (Pd) a margine del seminario realizzato a Rauscedo di San Giorgio della Richinvelda nell’ambito del progetto Rural Social Act per approfondire il tema delle “Buone pratiche di contrasto al caporalato”.
“Le indagini nel vicino Veneto Orientale anche nel 2021, hanno evidenziato diramazioni anche sul nostro territorio di fenomeni di caporalato e sfruttamento illegale dei lavoratori. L’ampia diffusione di colture ad alta intensità di lavoro manuale rischiano di essere il terreno ideale per chi non ha ritegno nel mercificare i soggetti più deboli e quelle aziende che vedono nello sfruttamento del lavoro la prima fonte di guadagno. E’ dunque positivo il focus odierno promosso dalla rete Rural Social Act, che consente di delineare un quadro preciso della situazione e degli strumenti a disposizione per conoscere, prevenire e contrastare il fenomeno” commenta Da Giau.
“In occasione dell’approvazione della legge di Stabilità 2022 – ricorda la consigliera dem – attraverso un ordine del giorno presentato dal gruppo Pd, la giunta si impegnò a sviluppare ulteriormente i criteri e parametri di adesione al marchio “Io sono Friuli Venezia Giulia” riguardanti la sostenibilità sociale, impostando tramite essi una seria azione di prevenzione e lotta al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, nonché a mettere in atto controlli rigorosi sul rispetto dei criteri di adesione”.
Secondo Da Giau, “la promozione del territorio e delle sue eccellenze è certamente importante, ma il valore aggiunto dell’appartenenza a questa regione non può essere definito solo dalla territorialità o dalle qualità organolettiche dei prodotti: le tante produzioni agroalimentari del nostro territorio, non possono infatti classificarsi come eccellenze se non interamente rispettose di norme, diritti e persone”.
“Consapevoli che oggi caporalato e sfruttamento sono esercitati sempre più sotto una subdola parvenza di legalità che coinvolge le aziende locali a loro insaputa con contratti che paiono legali ma sulle cui retribuzioni ai lavoratori sono esercitate vere e proprie estorsioni, è quanto mai importante un pieno protagonismo della Regione perché la responsabilità dell’azione di contrasto non può essere lasciata solo alle forze dell’ordine ma deve passare attraverso una collaborazione tra istituzioni, mondo produttivo, terzo settore e società civile. Esistono progetti e iniziative diverse sul territorio: oltre al Rural social act, il progetto Sipla, il progetto contro la tratta, la Rete del lavoro agricolo di qualità. Sono tutti strumenti importanti cui deve affiancarsi anche l’impegno della Regione e di tutti i soggetti coinvolti”.