Imprese in picchiata: quelle chiuse sono 675 in Friuli Venezia Giulia. Nella classifica appena pubblicata da Unioncamere, la regione vanta il saldo negativo peggiore quanto a nascita e chiusura delle aziende. Al 31 dicembre scorso si sono registrate 5 mila 220 iscrizioni a fronte di 5 mila 895 cessazioni con un calo, quindi, dello 0,66%, mentre in Italia si è avuto un tasso di crescita dello 0,44%.
“Dal mondo del lavoro e dell’economia giungono, dunque, alle istituzioni regionali nuovi segnali di allarme”, osserva il capogruppo del Patto per l’Autonomia in Consiglio regionale, Massimo Moretuzzo. “Appena poche settimane fa, alla luce delle 1.176 imprese artigiane svanite in 10 anni in Friuli-Venezia Giulia, -266 imprese nei primi 11 mesi del 2019 nella sola provincia di Udine, avevamo sollecitato nuovamente la Giunta Fedriga ad aprire gli occhi su una situazione che è evidente a tutti: ci troviamo in una situazione straordinaria che richiede risposte straordinarie. Solo la maggioranza sembra non rendersi conto della crisi persistente che stiamo vivendo, del fatto che il tema del lavoro è centrale anche per le politiche pubbliche e le azioni messe in campo finora sono state davvero irrilevanti”.
“Il Gruppo Consiliare del Patto per l’Autonomia – ricorda Moretuzzo – ha depositato una proposta di legge per dare priorità alle nostre aziende, sul modello di Bolzano, già il mese di marzo dello scorso anno: da allora nessun segnale dalla Giunta Fedriga. Evidentemente ritiene più importante il nuovo Ufficio immigrazione di Trieste, per il quale ha stanziato 1,5 milioni di fondi regionali, regalandoli allo Stato – ennesimo atto di propaganda –, piuttosto che lavorare su una politica economica e di investimento seria e di ampio respiro, urgente più che mai”.