E’ già diventato un caso l’intervento sul palco della manifestazione ‘No Green Pass’ in piazza San Giovanni, a Roma, del vicequestore Nunzia Alessandra Schilirò. “Sono qui per dissentire con il lasciapasse verde che è assolutamente incompatibile con la nostra Costituzione. Nessun diritto può essere subordinato a un certificato verde” ha detto Schilirò in un passaggio dell’intervento, riproposto anche sulla sua pagina Facebook, premettendo di essere sul palco come libera cittadina.
“Stiamo vivendo un momento storico di una gravità senza precedenti. Manifestare è un po’ come denunciare un delitto: se non lo fai, hai già perso”, ha detto ancora. “Il nostro nemico è un virus, quello della paura” ha poi aggiunto, criticando anche l’operato delle testate giornalistiche: “Solo in un mondo alla rovescia questa propaganda può essere chiamata informazione”.
Per la goriziana classe 1978, dirigente della Polizia di Stato, si prospetta ora un procedimento disciplinare. “E’ bello apprendere dai giornali, anziché dalla propria amministrazione, di essere già sotto procedimento disciplinare”, ha commentato la diretta interessata su Facebook. “Sono molto serena. Ieri mi è capitata l’occasione di esercitare i miei diritti previsti dalla Costituzione e l’ho fatto. Il mestiere che svolgo è pubblico. Ho ricevuto quattro premi dalla società civile per i miei risultati professionali. Sono stata in moltissime trasmissioni televisive rappresentando l’amministrazione. Google dedica alla professione che svolgo molte pagine”, si legge ancora.
“Ieri ero solo una libera cittadina che esercita i propri diritti. Se l’amministrazione non gradisce la mia fedeltà alla Costituzione e al popolo italiano, mi dispiace, andrò avanti lo stesso. Ho scelto il mio mestiere, perché credevo che non ci fosse niente di più nobile del garantire la sicurezza di ogni cittadino, in modo che chiunque fosse libero di esprimere il proprio vero sé. Se questo mi viene negato, il mio mestiere non ha più senso. Andrò avanti sempre, con o senza divisa, per amore del mio Paese”, conclude il suo post.
Schilirò, in forza alla Criminalpol, ha diretto per quattro anni, dal 2014 al 2018, la quarta sezione della squadra mobile di Roma, che si occupa di reati sessuali contro le donne, i minori e le fasce vulnerabili. Ha coordinato il progetto “Questo non è amore” per la provincia di Roma, per prevenire e reprimere il fenomeno della violenza di genere, e il progetto “Blue box” per combattere il bullismo nelle scuole. Oltre all’impegno con la divisa, è anche scrittrice. Nel 2018 ha pubblicato ‘Soli nella notte dell’anima. Come reagire alle molestie in casa, al lavoro, per strada’, mentre ad aprile 2021 è uscito ‘La ragazza con la rotella in più’ edito da Byoblu, testata che, nel corso della pandemia, ha ospitato diversi interventi critici nei confronti della gestione dell’emergenza sanitaria.
“Dichiarazioni gravissime”. Così il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, ha definito le affermazioni del vicequestore Schilirò. “Sto seguendo la vicenda personalmente con il capo della Polizia Lamberto Giannini – aggiunge il ministro – affinché vengano accertate, con assoluta celerità, le responsabilità sotto ogni profilo giuridicamente rilevante a carico dell’interessata”.
“Parlare da un palco arringando la folla, seppur in abiti borghesi, non rientra tanto nella libertà di espressione quanto nella partecipazione alla vita politica. Appellarsi all’articolo 21 della Costituzione non basta: è uno schema abusato, tanto più se si ha chiaro che la libertà d’opinione nella Carta è stata sancita da chi sapeva cosa significasse vivere in un regime”, scrive in una nota il senatore di Forza Italia Franco Dal Mas. “Salendo su quel palco e parlando da quel microfono la vicequestore si è candidata a capopopolo, ora ne tragga le conseguenze. Non aspetti le sanzioni per passare da vittima: dismetta la divisa e si impegni in politica. È libera di farlo, come sancisce l’articolo 49 della Costituzione. Non è invece libera di alimentare alcun dubbio sul fatto che la sua condotta professionale possa essere influenzata dalle sue convinzioni personali: i servitori dello Stato sono tenuti a far rispettare le leggi anche se non le condividono, salvo ordini manifestamente illegittimi”, conclude il senatore azzurro.