“Sovranismo e populismo non sono sconfitti e stare al Governo non basta. Servono scelte radicali, chiare e immediatamente percepibili dai cittadini: cominciamo col mettere 1500 euro in più in busta paga alla fine dell’anno, servono risorse certe ed atti concreti per la sostenibilità ambientale, un grande investimento su scuola e l’università. E nessun passo indietro sul regionalismo”. Sono alcuni dei messaggi che dalla Direzione regionale del Pd ha lanciato il segretario Cristiano Shaurli, tratteggiando l’impegno del partito dopo il varo del Governo Conte e la scissione dell’ala renziana.
Servono “nervi saldi e tanto lavoro” perché, ha segnalato Shaurli “il nuovo Governo avrà ricadute anche qui, con Fedriga che tenterà di scaricare sul nazionale tutto quello che non va”, e gli stessi referendum “sono un atto politico immediato della Lega passata all’opposizione”.
Per questo, ha insistito Shaurli, “bisogna evitare che torni a nascere una questione settentrionale, da cui la Lega ora frastornata possa provare a ripartire, in un territorio in cui è stata incapace di dare alcuna risposta”. E, sul terreno dell’avversario, il segretario ha toccato l’attualità dei migranti, indicando una via fatta di “più umanità e più sicurezza”, e chiedendo il rinnovo del contratto del personale di polizia “fermo da 250 giorni”.
Il partito regionale deve comunque “tornare a porre temi territoriali, come alle europee” e, con la riforma degli enti locali e della sanità subito in discussione, deve avere “ancor più raccordo con i territori e con gli amministratori locali per fare opposizione a Fedriga”. Un’opposizione propositiva, che si manifesterà già nelle prossime settimane, con la visita del viceministro all’Economia Antonio Miasiani in Friuli Venezia Giulia, organizzata dal Pd e annunciata proprio in direzione.
Chiarito che “qui non siamo alleati dei 5Stelle e non esistono scelte calate dall’alto”, e ribadito che la scissione “è un dispiacere, niente affatto una separazione consensuale”, Shaurli ha precisato: “non è una soluzione tornare a piccole e sicure case, perché il Pd non è per percorsi comodamente identitari. Il nostro partito deve rimanere aperto e accogliente, e’ il modo migliore per dimostrare l’errore della scissione e dipende da noi”.
La risposta per il segretario regionale consiste nel “mettere in campo un Pd più coeso di prima, che non si chiude nella degenerazione correntizia, e soprattutto che non usa tutte le proprie energie per antagonismi interni ma torna a immergersi nella società e nei territori, anche organizzandosi in forme nuove”.
“Il partito ha bisogno di chiarire la sua linea politica e dirla ai suoi elettori, anche se nello statuto del Pd non è previsto alcun momento congressuale tra una primaria e l’altra. Tutte le condizioni sono cambiate, occorre una grande iniziativa politica per mettere in fila le nostre priorità, dove siamo, dove andiamo e con chi”. Lo ha detto oggi a Udine Debora Serracchiani, intervenendo alla direzione regionale del Pd Fvg.
Partendo dai risultati ottenuti in Europa, di cui “per cinque anni dovremo rivendicare il successo”, Serracchiani ha poi posto il problema dell’immigrazione “perché non basta dire ‘io accolgo’ e pensare di aver risolto il problema, perché non possiamo fare a pugni con la realtà”, e quello del taglio delle tasse “su cui bisogna capire come, visto che i 5Stelle non la pensano come noi”. Citando la parità salariale uomini-donne, il piano nazionale per la sicurezza sul lavoro, il family Act “che ieri Renzi ha lanciato ma che è una proposta del Pd già incardinata in commissione Affari sociali della Camera”, la parlamentare ha indicato questi come “nostri punti politici, che dobbiamo mettere in fila”.
Ipotizzando un’assemblea programmatica, Serracchiani ha precisato che “è prematuro pensare che rientrino Bersani e Speranza, perché se entrano quelli che non volevano Renzi, diamo proprio ragione a Renzi. E la fotografia plastica che così si offre al Paese è quella dei Democratici di sinistra, e questo dobbiamo superarlo una volta per tutte”.
“La forza d’urto della scissione – ha aggiunto Serracchiani – non è finita. Abbiamo già perso tante persone: quelli che sono entrati alla fondazione del Pd e non provenivano da DS e Margherita, erano senza storia politica e si avvicinavano al partito di Veltroni. Non possiamo perderne altri. Per questo serve un’azione politica che convinca, perché – ha concluso – se non trovi uno spazio politico in un partito, quel partito lo lasci”.