Il criterio di classificazione dei territori in base all’algoritmo e ai 21 parametri va rivisto. E’ quanto ha stabilito la Conferenza delle Regioni, convocata su richiesta del governatore Fvg Massimiliano Fedriga che, sabato in conferenza stampa, aveva annunciato la sua ‘battaglia’ per discutere i criteri applicati dal Comitato tecnico scientifico che determinano il passaggio in una o nell’altra fascia di rischio.
La Conferenza, tramite un documento condiviso (in allegato), ha chiesto al Governo di semplificare il meccanismo di valutazione, considerando solo cinque indicatori, ovvero la percentuale di tamponi positivi escludendo il re-testing degli stessi soggetti, un Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss, il tasso di occupazione dei posti letto totali di terapia intensiva per pazienti Covid e quello dei posti letto totali per pazienti-Covid oltre alla possibilità di garantire adeguate risorse per tracciamento, isolamento e quarantena e il numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing.
In questa fase, caratterizzata da un fenomeno espansivo dell’epidemia in tutte le Regioni, seppur con numeri e intensità diverse, è richiesto al Governo e alle Regioni un ulteriore sforzo collaborativo, necessario anche per comunicare correttamente ai cittadini le misure restrittive che debbono essere assunte con grande senso di responsabilità, si legge nel documento.
Considerata la necessità di rivedere i parametri che sono stati elaborati nella prima fase della pandemia, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ritiene utile attivare un confronto con il Governo anche con la partecipazione del Comitato tecnico scientifico, dell’Istituto Superiore di Sanità e della Cabina di regia per il monitoraggio del rischio sanitario al fine di verificare ed approfondire congiuntamente l’adeguatezza dell’attuale sistema di valutazione degli indicatori di contagio, la qualificazione dei parametri utilizzati e la verifica dell’iter di assunzione delle decisioni finali in merito alla classificazione dei territori corredata dalle relative motivazioni. A questi fini, la Conferenza rimette alla valutazione alcune prime proposte elaborate dal Coordinamento tecnico interregionale della Prevenzione.
Tre, in particolare, i criteri da rivedere, ovvero la definizione di caso confermato, le indicazioni per l’utilizzo dei test di biologia molecolare e del test antigenico rapido e, infine, il calcolo degli indicatori per le attività di monitoraggio, che non risultano adeguati a essere utilizzati per la valutazione degli scenari di cui al documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”, scenari che debbono avere una precisa finalità comunicativa per la popolazione generale e di supporto al decisore politico per l’adozione delle particolari misure atte a contrastare la diffusione debbano considerare che tali indicatori.
Il Ministro Speranza frena sulla riduzione dei parametri
“Avere più indicatori significa avere una fotografia più completa, larga e affidabile. Questi 21 parametri li usiamo da maggio e ci hanno aiutato a leggere l’epidemia, dopo di che il dialogo con le regioni è sempre aperto, ma oggi questo è il modello che abbiamo e dobbiamo rispettarlo”, ha detto il Ministro Roberto Speranza, ospite a Cartabianca, su Rai3. Lo schema “in questa seconda ondata prova a non farci chiudere tutto dappertutto, che sarebbe stata una scelta più facile ma avrebbe avuto un prezzo più alto”.
“I numeri di oggi indicano una situazione seria che non può essere sottovalutata. Sul fronte dell’Rt arriva un primissimo segnale di contro tendenza, ma non basta: dobbiamo portare subito l’indice di trasmissibilità sotto 1 e poi vedremo meno ricoveri. I decessi saranno gli ultimi a risentirne. Le misure che stiamo assumendo sono indispensabili. Ci vuole grande gradualità e prudenza: prima le regioni rosse che chiedono di tornare indietro avevano un Rt sopra 2, ora è sceso. Sono per consolidare il risultato, non dobbiamo avere fretta. Lavoriamo perché le misure possano ridursi, ma guai ad avere fretta”.
Speranza ha poi parlato della vaccinazione antiCovid, sottolineando come l’immunizzazione su larga scala della popolazione “scatterà in primavera inoltrata. Le prime dosi saranno destinate ai medici e agli infermieri in prima linea e alle persone più fragili”.
Poi, su uno dei temi più accesi del dibattito, quello sul Natale, il ministro ha chiosato: “Il virus non scomparirà e, quindi, non sarà un Natale come gli altri e bisogna dire come stanno le cose. Non sarà così solo in Italia ma penso in tutta Europa”.
Il meccanismo ‘a colori’ introdotto dall’Esecutivo con l’ultimo Dpcm (in vigore fino al 3 dicembre) prevede tempi ben precisi – almeno due settimane – per il passaggio a una fascia di rischio inferiore. Un altro punto sul quale Speranza non sembra intenzionato a ‘fare sconti’. Per il Fvg, quindi, la prospettiva appare al momento quella di rimanere in zona arancione almeno fino a domenica 29 novembre.