Premette di non essere un fan dell’attuale Costituzione e che la vorrebbe cambiare ma in meglio, non in peggio. Nel caso di Sergio Cecotti il ‘meglio’ sarebbe un modello federale e, quindi, secondo lui la perdita di rappresentanza territoriale causata dal taglio dei parlamentari va nella direzione esattamente opposta.
La legge sulla riduzione dei parlamentari secondo lei si inserisce in un piano ben preciso?
“Se per piano preciso intende un progetto razionale di ammodernamento delle istituzioni repubblicane, la risposta è no. Se si riferisce a un piano di marketing elettorale studiato a tavolino, la risposta è sì. La modifica costituzionale oggetto del referendum è un volantino di propaganda elettorale dei M5S, convinti che così prenderanno i voti dei tanti cittadini arrabbiati con la classe politica. Nello spirito mi ricorda i bonus renziani. Sia Renzi che i 5 stelle credono che i cittadini siano tanto furiosi con il ceto politico da perdere ogni lucidità. Sono atteggiamenti arroganti e supponenti che alla fine si ritorcono contro, specialmente quando uno soffia sulla rabbia sociale contro il Palazzo standosene comodamente seduto proprio in quel Palazzo”.
Esiste un modo diverso per raggiungere gli stessi obiettivi di riduzione costi della politica e di un organo legislativo più efficiente?
“Vi sono due tipi di costi della politica. Il primo è il costo di funzionamento delle istituzioni. Il secondo è il costo degli errori compiuti dalla politica e con una classe politica catastrofica come quella che si è vista negli ultimi anni, la seconda voce supera la prima di almeno cinquanta volte. Una legge che rende impossibile a un intero settore produttivo di competere sul mercato globale quanto costa? Una legge che impedisce nei fatti la costruzione delle opere di difesa dalle alluvioni, quanto costa?
Molti anni fa Riedo Puppo scrisse: nissun pretint che i politics a lavorin, bastarés che no intrighin. Aveva capito che il costo più alto della politica sta nel capitale sociale distrutto dalla sua inconcludenza.
Per quanto riguarda l’efficienza dell’organo legislativo, il vero tema da porre è l’efficacia della rappresentanza politica. Se il mestiere dei parlamentari è rappresentare me cittadino e io non mi sento rappresentato, i parlamentari per me non svolgono alcuna funzione, quindi sono perfettamente inutili, e se sono inutili perché mai debbo pagarli?
“La questione di quanti parlamentari devo pagare e quanto ciascuno, è del tutto irrilevante: se io li percepisco come inutili, ogni costo, per quanto basso, per me è un puro spreco.
Inoltre, l’efficienza dell’organo legislativo, misurata in termini di buona normazione, non dipende tanto dal numero dei parlamentari quanto dal loro spessore e capacità. Non è che se ho 600 cretini e ne mando via 200, i 400 che restano prendono il Nobel. Il tema vero, quindi, è la selezione di una classe dirigente seria e capace; questo dovrebbe essere compito dei partiti, ma ditemi il nome di un partito che svolge in modo dignitoso questo suo compito”.
Si può fare qualche parallelismo politico tra questo referendum e quello che segnò il declino dei renziani?
“Il testo di Renzi cambiava complessivamente la forma della Repubblica in una direzione per me inaccettabile. La modifica attuale realizza uno slogan elettorale in modo superficiale. La proposta di Renzi mi indignava moltissimo, questa mi amareggia un pochino. L’unico punto in comune è che sono modifiche che non migliorano”.