I medici anestesisti-rianimatori dell’Ospedale di Udine sono pronti alla mobilitazione e a ridurre gli straordinari. La decisione è stata assunta dopo l’assemblea sindacale Aaroi-Emac che si è tenuta lunedì 24 ottobre, nella quale è stata analizzata la preoccupante situazione del Dipartimento di Anestesista e Rianimazione.
“In questi due anni – spiega il sindacato dei professionisti – abbiamo registrato una continua e progressiva perdita di personale medico, dovuta non solo ai previsti pensionamenti ma anche a numerosi licenziamenti e trasferimenti, senza possibilità alcuna di reintegro. Allo stato attuale la situazione risulta molto critica: mancano 18 medici anestesisti rianimatori su un organico previsto di 80 unità, con conseguente importante aumento del carico di lavoro per i restanti colleghi”.
“L’Ospedale di Udine, a livello regionale, rappresenta il principale collettore di tutte le patologie e i percorsi di cura, soprattutto quelli più complessi. La figura del medico anestesista-rianimatore, anche dopo la pandemia, svolge un ruolo di fondamentale e cruciale importanza. Proprio in questo Ospedale si sta assistendo a una vera fuga e disaffezione di questi professionisti e risulta essere la struttura più in sofferenza in tutta la regione”, prosegue la nota Aaroi-Emac.
“Vige la costante richiesta da parte di AsuFc di garantire ed erogare più prestazioni e servizi, a fronte di un organico depauperato e non in grado di sostenere questa pressione. Questo costante aumento del carico lavorativo programmato pone di fatto oggi in gioco la sicurezza dei pazienti e dei percorsi di cura. Le risorse aggiuntive che AsuFc mette a disposizione risultano assolutamente insufficienti a compensare il pagamento delle ore effettive già lavorate da tutti i dirigenti medici dell’Azienda oltre il normale debito contrattuale. C’è un rischio elevato che si vogliano utilizzare fondi contrattuali già destinati ai dirigenti per altri scopi per tappare le falle del sistema. È il tipico gioco delle tre carte e,ancor peggio, c’è il rischio che l’Amministrazione intraprenda la strada di tagli e sanatorie arbitrarie non riconoscendo l’impegno e il duro lavoro già svolto”.
“Continuano a mancare prospettive concrete di sviluppo professionale, in un’azienda sanitaria, AsuFc la cui dirigenza strategica continua a rimandare da anni l’assegnazione di incarichi e l’attribuzione delle alte specializzazioni, sancite e previste dal contratto di lavoro. Tutti questi aspetti fanno sì che sempre più professionisti siano spinti a licenziarsi. La professionalità deve essere valorizzata e non si accetta di barattare il riconoscimento della stessa con il pagamento estemporaneo, promesso ma sempre incerto, di ore straordinarie. Non è un aspetto secondario, se pensiamo che anche per questo motivo l’attrattività professionale di AsuFc è ai minimi storici. I medici specializzandi che si formano all’Università di Udine sono portati a ricercare incarichi altrove, in aziende dove il lavoro è meglio organizzato e più gratificante. Senza la capacità di integrare nelle equipe i giovani medici specialisti, gli organici sono destinati a ridursi sempre più e già oggi non sono in grado di sostenere i turnover dei pensionamenti e dei numerosi licenziamenti volontari”.
“I medici sono poi preoccupati, e totalmente sfavorevoli, che si ricorra a contributi esterni, come le cooperative private di medici, per coprire i buchi del sistema, in punti nevralgici a elevata intensità di cura e di criticità dei pazienti. La sicurezza e la qualità delle cure sarebbe oltremodo penalizzata. La situazione non è più sostenibile, ed è in constante peggioramento. Per questo motivo gli anestesisti rianimatori dell’ospedale di Udine riuniti in assemblea hanno deciso di ridursi l’orario lavoro, a partire da dicembre 2022, al minimo contrattuale, cioè 38 ore settimanali, fintanto che non saranno applicati i correttivi richiesti. Questo andrà a escludere ogni tipo di attività aggiuntiva, a tutela di quelle che sono le esigenze delle urgenze ed emergenze. Ci saranno inevitabili ripercussioni nelle attività programmate e nella riduzione dei tempi di attesa per gli interventi chirurgici. La direzione dell’Azienda e la direzione del Dipartimento, purtroppo, non sono stati in grado di dare, a oggi, risposte soddisfacenti ai punti evidenziati”.