Primo incontro pubblico regionale sulla situazione delle Breast Unit in Friuli Venezia Giulia organizzato da Europa Donna Italia, il movimento per il diritto alla prevenzione e alla cura del tumore al seno, a cui hanno partecipato rappresentanti della classe medica, responsabili della pianificazione regionale, Senonetwork e le associazioni di volontariato del territorio.
Le strutture di eccellenza ci sono, gli specialisti preparati e motivati, le associazioni di volontariato attive e propositive: spetta ora alla Regione mantenere gli impegni presi organizzando la rete dei centri di senologia e un sistema di condivisione dati e di monitoraggio con il contributo di tutte le parti coinvolte.
Trasmesso in streaming sulla sua pagina Facebook, il convegno è stato un’occasione di riflessione e dialogo a più voci, con le Istituzioni, i medici delle Breast Unit e le Associazioni del territorio sulla situazione dei centri di senologia presenti nella Regione e dei percorsi di diagnosi, cura e assistenza a disposizione delle donne con tumore al seno, per evidenziarne punti di forza e margini di miglioramento.
Dal quadro dei centri di senologia presentato dal Direttore Generale dell’Azienda Regionale di Coordinamento per la Salute Giuseppe Tonutti, è emerso che le sei Breast Unit attualmente presenti sul territorio – Aviano, Pordenone, Udine, San Daniele-Tolmezzo, Trieste e Gorizia-Monfalcone – si sono organizzate autonomamente grazie all’iniziativa degli specialisti coinvolti, ma mancano ancora oggi di un coordinamento che permetta loro di lavorare in rete e di un controllo sistematico della qualità dei servizi e delle prestazioni.
Questo perché la commissione regionale incaricata di definire e organizzare la rete dei centri di senologia, prevista dalla delibera del 12 dicembre 2019, non è ancora stata attivata, come ha sottolineato nel suo intervento anche la Professoressa Marina Bortul, Responsabile della Breast Unit dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina e referente di Senonetwork Italia, in rappresentanza dei coordinatori di tutte le Breast Unit. È necessario, chiedono gli specialisti, che venga al più presto istituito un sistema di monitoraggio che comprenda indicatori sulle tempistiche, sugli esiti delle terapie, sulla qualità dei percorsi e sull’umanizzazione delle cure, e che la casistica delle strutture e dei professionisti sia adeguatamente controllata.
Ulteriori richieste sono state avanzate dalle Associazioni del territorio, per bocca della Professoressa Bruna Scaggiante Presidente della sezione di Trieste della LILT e Vicecoordinatore LILT regionale: l’estensione dello screening dai 45 ai 74 anni, l’esenzione dal pagamento dei ticket per i controlli diagnostici alle donne ad alto rischio di tumore per familiarità o mutazione genetica, la rimborsabilità dei test genomici predittivi e una maggiore sinergia tra Breast Unit e Associazioni, in modo da recepire in maniera più ottimale le necessità e il grado di soddisfazione delle pazienti, anche misurandone la qualità della vita.
Nonostante i diversi punti da implementare, il Friuli-Venezia Giulia resta comunque una Regione che, grazie alla qualifica delle strutture e dei professionisti che vi operano, riesce ad evitare al minimo (solo il 2.5% dei casi) la “fuga” delle donne per curarsi altrove, risultando una delle aree maggiormente sviluppate nel nostro Paese, dove l’adesione ai programmi di screening mammografico supera la media nazionale.
“L’incontro di oggi dimostra come fare sistema in sanità, e in particolare nell’ambito del tumore al seno, è determinante”, ha commentato Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia. “Per ottenere l’approccio di cura migliore per questa patologia da anni, medici, ricercatori e organizzazioni nazionali si stanno battendo per le Breast Unit. Un movimento come quello di Europa Donna è stato determinante per la formalizzazione di questi centri, a partire dalla Risoluzione del 2006 del Parlamento Europeo fino al dicembre del 2014, quando le Regioni hanno recepito le Linee di indirizzo del Ministero e quando Europa Donna Italia ha iniziato un percorso di promozione delle Breast Unit insieme alle autorità regionali. Il Friuli Venezia Giulia è sicuramente un’eccellenza nel panorama nazionale, ma proprio per questo l’incontro di ieri è stato importante per discutere ed affrontare i pochi, ma essenziali, provvedimenti che la regione deve adottare per essere annoverata tra le regioni di eccellenza per questa patologia”.
L’incontro regionale è un’iniziativa che fa parte di “Dammi la Mano”, progetto di Europa Donna Italia supportato dal contributo non condizionante di Lilly Italia e finalizzato a valorizzare il ruolo del caregiver nel sostenere la donna con tumore al seno anche nella scelta del luogo di cura e di terapia. Dal dicembre 2014, quando il Ministero della Salute, in ottemperanza alle Raccomandazioni del Parlamento Europeo, ha reso obbligatorie le Breast Unit per il trattamento del tumore al seno su tutto il territorio nazionale, la loro promozione è diventata uno dei principali obiettivi dell’impegno di Europa Donna Italia anche perché è dimostrato scientificamente che nelle Breast Unit il livello di sopravvivenza delle pazienti è vicino al 20% se si sceglie un luogo di cura dedicato a questa patologia. Il Movimento, infatti, ha intrapreso un percorso di ricognizione dello stato di avanzamento del loro sviluppo in ogni Regione e di verifica dell’applicazione delle Linee di indirizzo ministeriali.