Una revisione dell’Aia, anche in seguito alla pubblicazione di alcuni recenti studi che vedono correlati alcuni tipi di malattie con le emissioni della centrale termoelettrica monfalconese. Tante le domande e, per ora, pochissime le risposte. Ma la linea dell’amministrazione comunale, in questo senso, è chiara. “La posizione del comune di Monfalcone è ferma nel sostenere che il territorio comunale non sia più in grado di subire pressioni da fattori inquinanti in relazione alla fragilità della popolazione esposta e del rischio di peggioramento dello stato della salute pubblica” si legge nella lettera che il comune ha inviato al Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Tra le richieste avanzate anche l’applicazione dei “limiti massimi per l’emissione di tutti gli inquinanti, sia in aria che in acqua”, oltre che la copertura del parco carbone della centrale “considerati i possibili versamenti in mare del carbone nelle fasi di carico e scarico delle navi e la dispersione dello stesso in aria”.
“Vanno valutati molto attentamente tutti i percorsi anche quelli sanitario e ambientale. La A2a si deve adeguare ad un percorso ben definito. Abbiamo creato un documento scientifico per poter ridurre al minimo il rischio per la nostra popolazione anche se, va sottolineato, non ci deve essere un antagonismo salute lavoro” sottolinea il sindaco, Anna Cisint.
“C’è un raggio che dipende anche dal vento che spira e che porta in giro gli inquinanti che escono dal camino i quali possono cadere in un perimetro ben più largo. Possono cadere a Monfalcone come a Grado, Staranzano, Ronchi e Gorizia”, prosegue Cisint. “Su questo tema dobbiamo essere tutti uniti”.
“Abbiamo riassunto tutti i principali studi di biomonitoraggio e le evidenze epidemiologiche che vedono la correlazione con la presenza industriale in zona” sottolinea l’assessore all’ambiente e salute, Sabina Cauci. “Si sono aggiunti dei dati complessivamente sul monfalconese ma adesso ne abbiamo altri specifici che sottolineano come nel monfalconese ci siano degli eccessi di ictus. C’è poi un nuovissimo studio regionale nel quale la brutta notizia è che quando nell’aria ci sono degli eccessi di So2 aumentano anche gli aborti spontanei”. “Non sono tanto i picchi di esposizione” a creare i danni, “ma le assunzioni anche nei ‘limiti di legge’ in modo cronico a creare le patologie”, conclude Cauci.