Il Friuli Venezia Giulia resta (per ora) in zona arancione. E’ quanto emerso dall’ultimo report settimanale della Cabina di Regia che ha rinviato possibili ‘cambi di colore’ al 27 novembre.
Nel frattempo, per la nostra Regione arriva un allert: mentre in Italia l’indice di trasmissibilità Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,18 e in alcuni territori il valore è inferiore a 1, in Friuli Venezia Giulia è a 1,29.
Assieme a Veneto e Molise, il Fvg è, quindi, classificato a rischio moderato, ma con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese se si mantengono gli attuali livelli di trasmissibilità. “Si raccomanda alle autorità sanitarie delle Regioni di valutare l’adozione delle misure di mitigazione, in raccordo con il Ministero della Salute”, si legge nelle conclusioni.
Restrizioni che il governatore Massimiliano Fedriga ha già annunciato nella conferenza stampa con il vicepresidente Riccardo Riccardi.
“Stiamo ipotizzando misure più stringenti nelle aree con il maggior tasso di contagio. La circolazione del virus negli ultimi due giorni è cresciuta in maniera significativa e per questo faccio appello a tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia per un’assunzione di responsabilità nei comportamenti affinché, come avvenuto nella prima ondata, il senso civico e il rispetto per il lavoro dei medici e degli operatori sanitari facciano da diga alla diffusione del virus”, ha detto Fedriga.
“Proprio perché dobbiamo proteggere le strutture ospedaliere dai rischi di un intasamento – ha spiegato il Presidente – siamo pronti a intervenire in un quadro che, rispetto alla prima fase, vede in particolare alcune aree periferiche dell’udinese e del pordenonese zone in questo momento maggiormente a rischio”.
“Bisogna – ha detto Fedriga – che le persone capiscano che se i bar e i ristoranti sono chiusi non per questo si può andare a casa di un amico o di un’altra persona che non sia un congiunto. Farlo non rappresenta un comportamento intelligente, perché proprio in questo ambito si sta sviluppando la trasmissione della malattia”.
“I numeri dei ricoveri (oggi il Fvg ha superato la soglia critica di occupazione delle terapie intensive, che finora ci vedeva sotto al 30%, mentre siamo al limite del 40% per i posti negli altri reparti) ci fanno preoccupare. Non vogliamo trovarci nella situazione di altre regioni d’Italia come tasso di ospedalizzazione. Non ce lo possiamo permettere”, ha detto ancora Fedriga.
Relativamente all’occupazione dei posti in Terapia intensiva, raffrontando l’ondata della scorsa primavera a quella attuale, l’apice del 3 aprile raggiungeva 61 pazienti ricoverati mentre quello di oggi arriva a 54. Inverso il rapporto per i posti letto di area medica: picco di 236 il 29 marzo mentre oggi si è raggiunta quota 505.
Da ieri è all’opera un gruppo di lavoro costituito dalla Regione allo scopo di analizzare approfonditamente la situazione sanitaria in ogni comune della regione. I dati, secondo quanto si è appreso, saranno poi esaminati in una riunione alla quale dovrebbe partecipare il governatore Fedriga.
Tra le aree critiche alcuni piccoli comuni della montagna, della Bassa friulana, delle Valli del Natisone e località periferiche del Pordenonese e dell’Isontino. Sarebbero queste le aree oggetto del provvedimento.
Nel frattempo, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha rinnovato le ordinanze relative alle Regioni Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia e Valle d’Aosta (valida fino al 3 dicembre), mentre l’Abruzzo ha deciso autonomamente, d’intesa con il Ministero, di passare in zona rossa.
“Negli ultimi giorni il numero dei casi comincia ad appiattirsi e questo indica il rallentamento dell’incidenza”, ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro alla conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale. “C’è un’Italia un pò monocolore perchè l’epidemia colpisce un po’ tutto il Paese. Il rischio è alto in quasi tutto lo Stivale, anche se ci sono segnali di miglioramento, quindi bisogna mantenere con forza le misure adottate”.
“La strategia di diversificazione, dunque, sta dando i suoi effetti” ha detto il presidente Css Franco Locatelli che ha precisato: “Dico a chiarissime lettere che questi indicatori di miglioramento e decelerazione della curva devono essere un invito a essere ancora più stringenti e rigorosi. Bisogna scendere a Rt sotto 1. I dati sono indicativi di uno spiraglio significativo che si apre ma questa è una ragione per insistere. Evitiamo di ripetere gli errori della scorsa estate“.