L’attesa per il nuovo report della Cabina di regia questa settimana non riserverà ‘brutte sorprese’ per il Fvg che, come disposto dall’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, rimarrà in arancione fino a fine mese.
I dati relativi all’emergenza Covid mostrano timidi segnali di miglioramento, a cominciare dall’indice Rt, che è indicato – nella bozza dei numeri – in discesa da 0,94 a 0,88, quindi ben lontano dalla fatidica soglia di 1,25 che, in base ai nuovi parametri, fa scattare la zona rossa. L’obiettivo, ora, è quello di continuare a far scendere la curva per poter tornare, da febbraio, in zona gialla.
Uno degli indicatori che rimane preoccupante è quello dell’ospedalizzazione, stabilmente sopra soglia, che vede la nostra regione tra le maglie nere d’Italia, assieme al dato relativo ai decessi, che da settimane non registra sensibili riduzioni.
La fotografia emerge anche dall’analisi della Fondazione Gimbe. Dei sei parametri presi in esame, sono proprio quelli sui ricoveri a non migliorare, con un’occupazione negli altri reparti al 54% (la più alta dello Stivale, in questo caso la soglia critica è fissata al 40%) e nelle terapie intensive al 36% (la soglia è al 30%), che pone il Fvg nella parte peggiore della ‘classifica’ nazionale, al quartultimo posto, a pari merito con l’Umbria; peggio fanno solo le province autonome di Trento – al 51% – e Bolzano – al 39% – e Marche al 38%.
In verde, quindi in miglioramento rispetto alla scorsa settimana, i casi attualmente positivi per 100mila abitanti (1.036 a fronte dei 1.063 del periodo 6-12 gennaio), l’incremento percentuale (al 7,2% contro il precedente 9,5%), i casi testati ogni 100mila abitanti – grazie anche al riconoscimento dei test rapidi – che sono 1.441 (erano 949) e il rapporto positivi/testati al 23,6%.
A livello nazionale, il monitoraggio indipendente di Gimbe rileva nella settimana 13-19 gennaio, rispetto alla precedente, la riduzione dei nuovi casi (97.335 vs 121.644) a fronte di un significativo e anomalo calo del rapporto positivi/casi testati (19,8% vs 29,5%). In leggera diminuzione i casi attualmente positivi (535.524 vs 570.040) e, sul fronte ospedaliero, si riducono i ricoverati con sintomi (22.699 vs 23.712) e le terapie intensive (2.487 vs 2.636); lieve calo dei decessi (3.338 vs 3.490).
“Dopo due settimane di lenta risalita di tutte le curve che riflettevano gli allentamenti pre-natalizi – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si osserva una riduzione dei nuovi casi grazie agli effetti del Decreto Natale, che nei primi giorni ha di fatto ‘colorato di rosso’ l’intero Paese”.
Rispetto all’attività di testing non vengono segnalate le variazioni di tamponi e persone testate perché – rileva Gimbe – dal 15 gennaio il bollettino del Ministero della Salute include anche i tamponi antigenici rapidi.
“Tenendo conto dei possibili ritardi di consegna, anche comunicati last minute come nel caso di Pfizer – spiega il Presidente – è fondamentale che in questa fase le Regioni accantonino i vaccini per la somministrazione della seconda dose. La campagna non è una gara di velocità: l’unità di misura su cui confrontarsi, sia con gli altri Paesi, sia tra le Regioni, non è infatti il numero di dosi somministrate, ma la percentuale della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale, garanzia di efficacia del 94-95% nel prevenire una forma di Covid-19 sintomatica”.
“A fronte dei ritardi di consegna dei vaccini e delle incognite legate alle varianti del virus – conclude Cartabellotta – se da un lato è urgente tarare il piano delle somministrazioni su quello delle consegne effettive per garantire nei tempi corretti la seconda dose, dall’altro è indispensabile potenziare rapidamente l’esigua attività di sequenziamento virale (0,034%), visto che la Commissione Europea raccomanda un target del 5-10% dei tamponi molecolari positivi. Ultimo ma non ultimo, bisogna prendere definitivamente atto che solo le zone rosse, come quelle imposte dal Decreto Natale, sono la vera arma per piegare la curva del contagio, destinata a risalire nelle prossime settimane per le minori restrizioni nelle Regioni arancioni e gialle, la riapertura delle scuole e il potenziale impatto delle nuove varianti”.