“Dichiariamo lo stato di agitazione del personale dell’AsuFc e, in caso di mancato accordo, il 17 novembre sarà sciopero generale”. A dichiararlo è Afrim Caslli, segretario territoriale NurSind Udine, che chiede condizioni lavorative migliori per il personale sanitario.
“Finora abbiamo sentito solo promesse, siamo stati mandati in trincea allo sbaraglio con turni massacranti, e una carenza di personale spaventosa, che ha gravato ulteriormente sulle condizioni lavorative, con ricadute pesanti sulle condizioni fisico-psichiche. Non vogliamo medaglie, non vogliamo essere chiamati Eroi perché siamo dei professionisti”, rimarca Caslli. “Vogliamo essere rispettati, considerati e non maltrattati e abbandonati da un sistema che, giorno dopo giorno, esprime inadeguatezza, disorganizzazione e incompetenza”.
Il segretario del NurSind Udine lamenta “le promesse non mantenute a quegli infermieri chiamati Eroi e, mentre la sanità ripiomba nell’incubo pandemia, permane la grave carenza del personale infermieristico e delle figure di supporto, con una Direzione generale che centellina le assunzioni di precari, senza una programmazione per il presente e il futuro”.
“Siamo di fronte alla stessa impreparazione, ritardi e improvvisazione della macchina organizzativa, che doveva teoricamente essere capace ad offrire condizioni migliori al personale sanitario e di conseguenza alla popolazione per affrontare questa emergenza e che, invece, sta fallendo. Ma questa volta nessuno potrà dire non ci si aspettava ciò che sta accadendo”, evidenzia il sindacalista che racconta come regni “la disorganizzazione e confusione, con ripercussioni negative non solo sul personale sanitario, ma soprattutto sul funzionamento del sistema che si sta sgretolando”.
“Diciamo no a queste condizioni lavorative, diciamo no al progressivo e continuo definanziamento che ha indebolito troppo il sistema salute dell’AsuFc, poggiandosi sulle spalle dei lavoratori. L’attuale situazione è semplicemente insostenibile. Abbiamo chiesto più volte una programmazione seria e protocolli adeguati per prevenire questo caos e questa disorganizzazione e abbiamo chiesto – continua il sindacalista – il reclutamento immediato di personale, ma nulla è stato fatto in tal senso”.
Dopo un maxi concorso, che vedeva 1.500 infermieri in lizza, ne sono stati assunti 80, a fronte di un fabbisogno cinque volte maggiore. “In riposta la Direzione Generale ha disposto il cambio di assegnazione di sede immediata di molte unità infermieristiche in contesti diversi, senza adeguato periodo di affiancamento/tutoraggio, dando grosse responsabilità nel processo di cura degli utenti, esponendo a grossi rischi sia il personale, sia la popolazione. Pensiamo agli infermieri spostati con un semplice ordine di servizio dalla Chirurgia alla Terapia Intensiva”.
“La chiusura dei punti di primo intervento di Gemona e Cividale con la mobilità d’urgenza degli infermieri, ha portato un enorme disaggio personale e familiare e rischia di diventare uno dei problemi più grandi di gestione di un sistema già in sofferenza”, denuncia ancora il NurSind. “Il Personale 118 di Udine presterà servizio nella postazione di Cividale, gli infermieri del pronto socccorso di Cividale presteranno servizio nell’Ospedale di Palmanova e di Udine, gli infermieri del primo intervento di Gemona presteranno servizio a Udine in Semintensiva Covid… insomma, un gioco a scacchi, muovendo gli infermieri come se fossero delle pedine continua”, aggiunge Caslli.
“A questo massacro organizzativo, il NurSind dice no. Chiederemo alla politica regionale di intervenire immediatamente per evitare che chi sta assistendo con abnegazione e professionalità tanti pazienti, non diventi un paziente a sua volta”, conclude il segretario. “Se non avremo delle risposte concrete, la nostra protesta sarà forte e continua”.