“Le tante morti che il Coronavirus ha mietuto tra gli anziani più fragili di tutti, spesso lasciati in balia di sé stessi, non può che spingere chi da tempo si è assunto l’impegno di dare loro voce a riproporre la necessità di maggiore attenzione”, spiegano dal Coordinamento regionale delle Associazioni che si occupano di Alzheimer e delle altre forme di demenza.
“La situazione di emergenza non ha fatto che mettere a nudo la carenza di piani organici di intervento, di servizi socio-sanitari adeguati, di una visione programmatica rispetto alle esigenze degli anziani non autosufficienti per età, malattia e decadimento cognitivo. Questo vuoto, andato aumentando nel tempo, ha fatto sì che, senza valide alternative, sia aumentato il ricorso al ricovero in strutture che, per loro stessa natura, non possono che in minima parte rispettare le esigenze individuali e la personalità di chi ci vive”.
“A più riprese è stato sollecitato il recepimento formale, mai avvenuto da parte della Regione, del Piano nazionale delle Demenze, approvato il 30 ottobre 2014 dalla Conferenza Stato-Regioni e l’attuazione delle indicazioni in esso contenute, con l’obiettivo di istituire un sistema integrato, in grado di garantire la diagnosi e la presa in carico tempestiva e personalizzata, la continuità assistenziale e un corretto approccio alla persona e alla sua famiglia nelle diverse fasi della malattia”, spiegano ancora le associazioni.
“Questi interventi sono tanto più improcrastinabili oggi, alla luce di quanto avvenuto e nella prospettiva dell’applicazione della Legge regionale 70 di Riforma sanitaria se effettivamente, come enunciato, i percorsi assistenziali devono ‘essere realizzati nei contesti naturali di vita delle persone sulla base di progetti personalizzati che, nel rispetto della libertà di scelta delle persone e dell’orientamento delle famiglie, valorizzino le dimensioni di domiciliarità e dell’abitare inclusivo, anche per contenere gli esiti di istituzionalizzazione e di residenzialità in strutture (art.4, c. 6)”.
“La predisposizione di un Piano regionale, tenendo conto del ruolo predominante svolto dalle famiglie nell’assistenza e cura degli anziani non autosufficienti, deve essere accompagnata e integrata da uno strumento legislativo che riconosca e sostenga in modo significativo chi svolge tale ruolo, legge che la Regione, ormai una delle poche, non ha ancora provveduto a emanare”, concludono le associazioni.
Il Coordinamento regionale, a nome delle otto associazioni che lo costituiscono (Alzheimer Basso Friuli e Veneto Orientale – Latisana, Associazione Alzheimer Isontino di Monfalcone, Associazione Demaison Onlus- Udine, Associazione Alzheimer Codroipo – Sostegno alle famiglie, Afap Onlus di Pordenone, Associazione Centro Alzheimer Mitteleuropeo di Gorizia, Progetto Dina Scalise Onlus, Associazione Goffredo De Banfield di Trieste e Associazione Alzheimer Udine Onlus) e le centinaia di famiglie con cui esse sono in contatto e a cui quotidianamente offrono il loro sostegno, ritiene di avere pieno titolo a rappresentare le loro necessità e richieste e a contribuire ad elaborare le risposte che più adeguatamente le possono soddisfare.