Questa volta, più di tante altre, si può parlare di ‘orgoglio friulano’. Un concetto che si usa spesso, ma che non in tutti i casi è appropriato come quando si parla di trapianti d’organo. Udine è infatti al 12° posto in Italia per l’attività di trapiantologia, che riguarda rene, cuore e fegato. Ne abbiamo parlato con Roberto Peressutti, coordinatore del Centro regionale trapianti.
Qual è la situazione dei trapianti in Fvg? “Direi sostanzialmente buona. A guardare i numeri, da inizio 2020 fino a oggi abbiamo effettuato 58 trapianti (35 di rene, 12 di fegato e 11 di cuore). Se consideriamo che nell’intero 2019 ne avevamo portati a termine 101, il trend dimostra una crescita. Aggiungiamo poi che siamo riusciti a lavorare bene anche durante il lockdown, cosa che non è successa in tutte le altre regioni, la conclusione è la soddisfazione per il lavoro che stiamo facendo”.
Durante il lockdown siete riusciti persino a supplire a qualche caso che non poteva essere trattato in altre regioni? “E’ vero. Basti pensare che durante la quarantena Lombardia, Emilia Romagna e Marche sono state costrette dalle circostanze a sospendere gli interventi di trapianto di rene, quelli che sono considerati più ‘dilazionabili’ nel tempo. Poi c’è stato il caso di due pazienti lombardi che avrebbero dovuto subire il trapianto proprio tra marzo e aprile. A causa dalla situazione d’emergenza sanitaria particolarmente pesante in quella regione, però, non c’era la possibilità che gli interventi fossero eseguiti. La Lombardia ha chiesto perciò un supporto sanitario ad altre regioni e il Fvg ha risposto portando a termine gli interventi. Insomma, in Friuli Venezia Giulia anche in quarantena ha funzionato un sistema che ha permesso di salvare vite”.
Guardando l’altra faccia della medaglia, quante persone sono in lista d’attesa per ricevere un organo nuovo, oggi nella nostra regione? “Sono circa 200, la maggior parte dei quali, 140, stanno aspettando un rene, 25 un cuore e una trentina un fegato. Il trapianto di polmone non lo effettuiamo in Fvg, ma, trattandosi di un intervento meno diffuso, inviamo i pazienti in centri specializzati”.
Pensando ai trapianti, viene subito in mente il chirurgo, in realtà l’operazione è ben più complessa e coinvolge diverse figure… “E’ un vero e proprio lavoro d’equipe. E non parlo solo dei medici e degli infermieri in sala operatoria e nelle terapie intensive, ma ci sono anche coloro che si occupano della logistica perché un organo possa arrivare nelle migliori condizioni da un luogo all’altro, le forze dell’ordine che garantiscono la sicurezza del trasporto, gli psicologi che affiancano le famiglie dei donatori e molto spesso anche i riceventi”.
Quando è iniziata la storia dei trapianti in regione e com’è l’andamento negli anni? “La data fondamentale è il 1985, quando il professor Puricelli, che era stato allievo di Barnard in Sudafrica, compì il secondo trapianto di cuore d’Italia a Udine. Da lì, la capacità di intervento si allargò e dal 1993 iniziammo a trapiantare il rene e dal 1996 fegato e pancreas. È stata una progressione continua, possibile grazie alla sensibilità dei cittadini. Però adesso non bisogna abbassare la guardia: l’opposizione alla donazione, cioè la volontà raccolta al momento del rinnovo della carta d’identità, è ancora troppo alta. È necessario informare di più e meglio su cosa significa donare un organo, su quali siano le condizioni per cui ciò sia possibile e rispondere alle domande di chi ha ancora dubbi”.