Checco Zalone ci ha abituato a grandi risate e non solo. I suoi film sono un successo annunciato, ancora prima dell’uscita, come confermano i record di incassi dell’ultima fatica del comico pugliese, ‘Tolo Tolo‘. Il primo film da regista, la cui scena finale è stata girata a Trieste alla presenza di numerose comparse, ha rispettato le attese. Uscito nelle sale il primo giorno del 2020 è stato visto da 1.175.000 italiani, per un incasso totale di 8.680.232 euro, superando i superlativi numeri al botteghino del film precedente, ‘Quo Vado‘ (2016), ”fermo” – si fa per dire – a oltre 7,3 milioni di euro il primo giorno di proiezione.
Un’iniezione di liquidità e di fiducia per il cinema italiano che fanno ben sperare per la stagione appena avviata. La comicità di Zalone conquista grandi e piccini, è trasversale, ma allo stesso tempo divide perché spinge a riflettere su tematiche di attualità come, in questo caso, l’immigrazione.
In tutta Italia sono 1.210 gli schermi che hanno in programmazione ‘Tolo Tolo’ e il tutto esaurito è garantito in tutte le fasce orarie. Un record nel record se si pensa che i film campioni di incassi degli ultimi tempi, nel primo giorno di uscita hanno totalizzato 3 milioni e mezzo circa di incassi in meno (il riferimento è ad Avengers: Endgame con 5.377.882 euro).
Che piaccia o no, Checco Zalone è un vero e proprio fenomeno, di cui tutti parlano, anche se non mancano le critiche, legate soprattutto al messaggio del film. C’è chi lamenta di aver riso troppo poco, chi plaude alla svolta impegnata del comico pugliese.
La scrittrice Michela Murgia su Twitter scrive “Vorrei nei politici di sinistra la metà del coraggio dimostrato da Checco Zalone in #tolotolo, la stessa libertà di rischiare il gelo ai titoli di coda perché ha preferito il senso al consenso. Grazie”. I complimenti arrivano anche da Fiorello che scrive: “8.8 milioni di incasso in un giorno! Credo sia record! #ToloTolo . Bravo Luca!” Ho visto il film di #zalone Spiazzante, Geniale! #ToloTolo. Per me , a mio avviso, per quanto mi riguarda, parere personale,secondo me………. BELLISSIMO ..”. Il regista Gabriele Muccino si complimenta per l’incasso record e non solo: “#Tolotolo apre il suo viaggio con 8.6 milioni di euro nel suo primo giorno. Non credo sia mai accaduto negli ultimi cinquant’anni. Complimenti a #LucaMedici @checco_zalone e #Taodue. Il cinema che fa discutere, provoca, torna a far riflettere e si evolve, fa bene a tutti!“.
“Checco #Zalone si conferma un genio – scrive un altro spettatore sempre su Twitter –. Cammina per tutta la durata del film su un filo sottile che separa comicità e problematica seria. Un film che fa riflettere e che non può essere compreso da tutti”. “ToloTolo non fa ironia sugli immigrati, ma su chi li sfrutta – scrive un’altra spettatrice -. Non ridicolizza gli stranieri, ma gli xenofobi. Non ride dei diversi, ma dei razzisti. Quindi se vi sentite offesi dal film non fate parte di una bella categoria di italiani”.
“Un abbraccio fortissimo a tutti quelli che, vedendo il trailer, hanno proposto Checco Zalone come Senatore a vita – scrive un altro utente dopo aver visto il film –. Lui prima li ha portati in sala e poi ha sapientemente lavato loro il capo. Li riconoscete facile, sono quelli che in queste ore sbraitano su Twitter”.
Infatti, se da un lato il consenso del pubblico pare confermato, non mancano i detrattori o chi non ha gradito il messaggio ”politico” del film.
“La Russa e Gasparri criticano il film di #Zalone. Troppo intellettuale – ironizzano su Twitter -”.
Lapidario, infatti, il giudizio del senatore La Russa che su Twitter recensisce il film di Zalone: “Ho appena visto la prima di Tolo Tolo: zero applausi alla fine. Oltretutto anche scarso e noioso. Servirebbe “soddisfatti o rimborsati””.
#Tolotolo è tra gli hashtag più condivisi su Twitter di oggi, segno che il dibattito è più che mai vivo. “È vero, #ToloTolo è un film razzista – scrive un altro utente –. Ma la razza presa di mira è quella italica e chi non l’ha capito ha seri problemi di comprensione”.
Insomma, a ciascuno libertà di giudizio, certo è che il dibattito sul film dell’anno, o quantomeno di inizio anno, è più che mai acceso e le file ai botteghini raccontano, forse, di un’Italia che non soltanto ama il cinema, ma che chiede e vuole fortemente anche una svolta, culturale e politica.