A inizio marzo, nei primi giorni del lockdown, cercavamo di scrutare la luce in fondo al (lungo) tunnel che ci attendeva puntando su poche certezze. Tra queste il jazz, che da più di un secolo – esattamente dalla Grande depressione, la crisi economica più vicina al momento che stiamo vivendo – ha saputo essere ‘presente’, dando “forza e speranza” alla popolazione, come commentò allora il critico di fama nazionale Flavio Massarutto, direttore artistico di San Vito Jazz.
Sospesa l’edizione prima del ‘via’, il festival è uno degli appuntamenti recuperati per la bella stagione, grazie al numero ‘adeguato’ di spettatori previsto per i concerti all’aperto. Soprattutto, in considerazione della presenza, tra gli ospiti, di artisti locali e italiani. Anche se questi ultimi, come spiegato nell’articolo a fianco, si trovano a combattere con una imprevedibile serie di ‘varie ed eventuali’.
La 14a edizione di San Vito Jazz viene recuperata in versione estiva, all’aperto in Piazza Stadtlohn, partendo venerdì 17 con l’omaggio al patriarca del liscio Casadei secondo me del Simone Zanchini. Sette giorni dopo, il concerto che avrebbe dovuto aprire l’edizione primaverile, l’anteprima de Il trombettista sulla Via della Seta, tributo al pordenonese Mario Costalonga (1932-2014), con un all-stars regionale e non solo, formato da Mirko Cisilino, Gaspare Pasini, Francesco Bearzatti, Bruno Cesselli, Marc Abrams e Luca Colussi. Venerdì 31, chiusura col funambolico trombonista Mauro Ottolini e il suo originale progetto Sea Shell. Musica per conchiglie.
Prima ancora, a Udine partirà More Than Jazz, il nuovo festival che lo scorso anno ha preso il posto dello storico Udin&Jazz, trasferito in riva al mare come Grado Jazz, che dal 28 luglio al 1° agosto porterà al Parco delle Rose Quintorigo, Michael League & Bill Laurance degli Snarky Puppy, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Rita Marcotulli e Chiara Civello, Paolo Fresu, Francesco Cafiso e Stefano Bollani. Organizzata da SimulArte, More than Jazz ha scelto come unico palco piazza Libertà (in caso di maltempo, la Loggia del Lionello), per due mesi di concerti a ingresso gratuito e prenotazione obbligatoria, ogni giovedì, con una presenza fondamentale di artisti friulani. Dopo l’esordio di giovedì 9 luglio con l’Hammond Trio, ossia le colonne del jazz friulano U.T. Gandhi, Nevio Zaninotto e Rudy Fantin, giovedì 16 luglio sarà la volta del gruppo formato da Emanuele Filippi, pluripremiato pianista udinese emigrato a New York, il sassofonista sloveno Jure Pukl, il talento regionale Marco D’Orlando e la danzatrice udinese (diplomata a Londra) Camilla Isola.
A seguire: il 23 luglio The Dixieland Stumblers, guidati dal carnico con background europeo Daniele D’Agàro, con un repertorio tutto anni ‘20/’30, il 30 luglio il Malafede Trio di Federico Malaman, il 6 agosto la voce soul di Chiara Luppi, il 13 agosto i Licaones di Mauro Ottolini e Francesco Bearzatti, il 20 agosto un Tributo a Michael Jackson con l’Udine Jazz Ensemble del Conservatorio ‘Tomadini’, nato all’interno dei corsi del pianista Glauco Venier, e il 27 agosto chiusura col trio Brunotwix. In contemporanea, anche Pordenone apre l’estate alla musica d’improvvisazione con TGVP Open jazz: quattro appuntamenti in quel Teatro Verdi che è stato la prima struttura regionale a riaccogliere un concerto ‘dal vivo’, senza pubblico. Appuntamento ogni giovedì dal 9 luglio, partendo dal sax (con quintetto d’archi) di Federico Mondelci, da 30 anni ai vertici della scena artistica, per seguire con Amori sospesi, progetto di Gabriele Mirabassi, Nando di Modugno e Pierluigi Balducci, il piano solo dell’icona David Helbock con un omaggio a John Williams e per chiudere il Trio TrePuntoDue.