A Udine, in una Loggia del Lionello gremita e partecipe, ha debuttato Pasolini100, creazione di teatro-danza prodotta da Collettivo Terzo Teatro di Gorizia in seno a Udinestate: sei quadri fortemente evocativi legati dalla voce recitante di Michele Costabile hanno richiamato il mondo del poeta di Casarsa, tradotto in danza da un pool internazionale di coreografi composto dalla slovena Nastja Bremec, dal polacco Michal Rynià e dall’italiano Salvatore Gagliardi coordinati artisticamente da Elisabetta Ceron.
Il lavoro, itinerante, ha debuttato a Udine e replica a Pordenone venerdì 1 luglio (Auditorium Concordia) e domenica 3 luglio a Nova Gorica (castello di Kromberk), coinvolgendo 26 giovani danzatori emergenti della Regione e dalla Slovenia in formazione professionale presso MN Dance Company, Scuola di Danza Ceron e Ballet School.
Una scrittura coreografica resa da figurazioni astratte ed espressa da gesti della tradizione popolare. L’idea, condivisa con l’attore udinese Massimo Somaglino che ha curato scelta e adattamento dei testi è stata concepita affinché danza e parola si alternino o condividano l’azione per arrivare alla messinscena di un unico spettacolo multimediale di danza, prosa e musica che ha così messo a frutto gli esiti di due laboratori incentrati sui romanzi di Pier Paolo Pasolini: ‘Ragazzi di vita’ e ‘Una vita violenta’.
Il lavoro ha rispettato l’ordine cronologico dei libri e quindi il modificarsi della scrittura da un romanzo all’altro e la sequenza emotiva del racconto, che, pasolinianamente, procede inesorabile verso la morte, straziante finale per quasi tutti i suoi percorsi narrativi, consegnandoci una sintesi inedita delle due opere. Alcuni quadri rimandano al clima e all’ambiente degradato della Roma popolare vissuta intensamente da Pasolini determinando, con i suoi tanti personaggi accompagnati in scena dalle canzoni di Gabriella Ferri, associazioni immediate da parte del pubblico.
Più concettuale e astratta, anche nella partitura musicale, la parte conclusiva della coreografia ispirata al personaggio principale del romanzo Una vita violenta, Tomasso Puzzilli.
Qui la poetica del movimento improntata su una gestualità a tratti violenta a tratti religiosa ha connotato lo spazio come luogo di riflessione personale e di scambio. Ampi spazi vuoti che si riempiono, e distanze che vanno svanendo. Un’umanità che avanza in scena, correndo, camminando, cadendo, rialzandosi in un flusso continuo di corpi animato da un’ampia gamma di espressioni e stati d’animo. Un lungo filo rosso che attraverso un percorso di indagine personale, ha portato lo spettatore dalla violenza alla bellezza.