Si parla e si riflette di equilibrio (sempre più fragile) tra umanità e ambiente con l’uomo che è carnefice e che sarà sempre più vittima nell’edizione 2022 – la 26^ – del festival L’arlecchino errante che, dal 20 al 25 settembre, porta in scena a Pordenone teatro, commedia dell’arte, circo, danza e musica.
“Abbiamo scelto il titolo Re-Green per esprimere l’idea di praticare non solo una sostenibilità presente e futura, ma anche di agire per riparare le insostenibilità di un lungo passato – sottolinea il direttore artistico Ferruccio Merisi –. Ci siamo chiesti cosa possa fare il teatro per una tale prospettiva. Ne può parlare ovviamente, ma può anche praticare la sostenibilità nei suoi aspetti e processi tecnici, può coniugare il valore della sostenibilità nei suoi linguaggi e stili, può suggerire emozioni e sensazioni che aiutino a sintonizzarsi con le urgenze ambientali e con l‘irrinunciabile impegno del nuovo umanesimo, ovvero il dialogo con il mondo e con l’universo”.
In sei giorni il festival offre al pubblico 17 appuntamenti dedicati a tutti i gusti e a tutte le età, rappresentando tutte le possibilità del teatro contemporaneo: marionette fatte con oggetti riciclati, luci azionate da una dinamo umana, musiche provenienti da sensori collegati al suolo e agli ortaggi, parabole fantapolitiche, elogi delle buone pratiche sostenibili, sguardi sull’oscurità dell’anima, azioni circensi per acrobati in reciproco ascolto, contemplazioni sul miracolo dell’esistenza dell’uomo e sulla sua evoluzione, azioni teatrali in bicicletta e un concerto finale “in collaborazione” con le piante.
L’Arlecchino Errane conferma la vocazione internazionale con artisti provenienti da Francia, Spagna, Svezia, Belgio, dalla vicina Slovenia e dalle lontane Hawaii. Molti spettacoli sono prime regionali, con un paio di prime nazionali assolute.
Come ogni edizione il festival offre un premio alla carriera ad un artista o una compagnia che si sia distinta per innovazione, artigianalità, metodo e capacità di formazione.
Quest’anno la commissione del Festival ha scelto Lucilla Giagnoni, attrice, autrice e “maestra” tosco-piemontese, molto amata anche in regione, con la seguente motivazione: una grande responsabilità e preparazione culturale, che le permette di coniugare con profondità “le radici” (ovvero le figure, i miti e i valori del passato), con “le foglie”, ovvero le necessità e le immaginazioni del futuro).