Una decisione non semplice, intricata, complessa. Quella che attanaglia i due fisici Bohr e Heinsenberg è uno di quei quesiti ai quali non si vorrebbe mai dover dare una risposta. E invece due tra le più grandi menti del Novecento, quella domanda devono porsela per forza. Perché entrambi, alla fine, stanno lavorando ad uno dei progetti più violenti e rivoluzionari dell’umanità: la creazione della Bomba Atomica. E, seppur il progetto del tedesco Heisenberg, al servizio della Germania Nazista, mirava alla costruzione di un innocuo reattore, Bohr a breve sarebbe stato chiamato dagli Stati Uniti d’America per dare vita al fungo atomico a Los Alamos. Ma i due, allievo e maestro, si trovarono, quasi di nascosto, nell’abitazione di Bohr a Copenaghen, per discutere sulla scelta prettamente morale da prendere. Un bivio esistenziale ma anche intrinsecamente personale, con una guerra che in Europa, nel 1941, ancora sembrava favorire la Germania.
Copenaghen, di Michael Frayn, ripercorre così in una stanza che ricorda un’aula di fisica, e in uno spazio temporale spezzettato tra il presente, in cui i personaggi, Bohr, sua moglie e Heisenberg, dialogano in uno spazio fisico indefinito, dopo la loro morte, ai momenti vissuti in prima persona nel 1941, commentati dagli stessi attori all’istante. Un groviglio appassionato e coinvolgente, dove lo spettatore, bombardato da principi fisici e matematici, può solo immedesimarsi nelle emozioni dei protagonisti, un Umberto Orsini che personifica il danese Bohr, con tutti suoi timori e i suoi rimorsi nella vita e un Massimo Popolizio nell’Heisenberg più sofferente e privato. Margrethe, poi, una moglie che non sta affatto ‘al suo posto’, per i canoni dell’epoca, ma che domanda, si interroga, commenta e partecipa attivamente, facendo rimanere con i piedi per terra i due fisici che, altrimenti, vivrebbero nel loro mondo fatto da molecole e numeri, rivive con una magistrale Giuliana Lojodice. Così la Compagnia Teatrale Umberto Orsini ha stregato, martedì 6 e mercoledì 7, il pubblico del Teatro comunale di Monfalcone, strappando lunghi e calorosi applausi ad una platea affatto vuota.