Oltre centocinquanta coristi accompagnati da più di venti orchestrali. Questi i dati del Concerto dei Patroni 2017, ospitato sabato 11 marzo nella Cattedrale di Gorizia, che ha visto l’esecuzione, in una chiesa stracolma, della Missa Aquileiensis del maestro Cesare Augusto Seghizzi. La particolarità di questa composizione, datata 1913, ultimo anno di pace per l’Impero Austroungarico, è la ricerca decennale del compositore in antifonari e messali di particelle e salmodie patriarchine, provenienti, cioè, dalla tradizione melodico-musicale del Patriarcato di Aquileia e che, un tempo, erano popolarmente diffuse da Tarvisio a Rovigno.
Il recupero di queste arcane melodie all’interno della Messa rendono la composizione ancora più particolare e dal tocco velatamente orientaleggiante. La partitura in notazione moderna è stata curata dal maestro della Cappella Metropolitana di Gorizia, Fulvio Madotto, che si è anche occupato dell’orchestrazione del Credo, tralasciata dal Seghizzi. Ed è stato lo stesso Madotto a dirigere i quattro cori riuniti per l’occasione, che ormai da tre anni si ripropone per mantenere viva la gloriosa tradizione musicale dell’Arcidiocesi di Gorizia. L’introduzione storico-musicale che ha preparato il pubblico per l’esecuzione è stata curata dallo storico e paleografo Vanni Feresin.
A coronare il concerto anche l’esecuzione dello Stabat Mater di Pergolesi con Lorella Grion come soprano ed Elisabetta Jarc come contralto.