Un essere per metà scimmia e per metà uomo appare sul palcoscenico. È un vero fenomeno: un animale che parla, canta e balla: un buffone, un mostro comico. È nato dalle ferite dell’anima di Franz Kafka (il suo racconto Una relazione per un’accademia), nel 1917, mentre i nazionalismi facevano tremare l’Europa, e rivive dopo cent’anni in una nuova riscrittura di Giuliana Musso, con una più forte consapevolezza politica ed esistenziale.
La Scimmia, dopo il debutto al Mittelfest, torna nei teatri regionali – giovedì 20 a Palmanova e il giorno dopo a Casarsa – con Giuliana Musso assistita alla regia da Eva Geatti, ma anche da Giovanna Pezzetta e Leo Virgili (musiche), Marta Bevilacqua (movimento) e Michele Bazzana (elementi scenici). La Scimmia è il racconto di una strategia di sopravvivenza che prevede la perdita di se stessi e del proprio sentire. È la descrizione di un’iniziazione alle solite vecchie regole del gioco del patriarcato, che impone la rinuncia all’intelligenza del corpo che vive, sente e quindi pensa, al sapere dell’esperienza e dell’emozione. Una rinuncia drammatica: senza quella voce interiore, integra e autentica, come si può esprimere l’intelligenza empatica, così indispensabile alla sopravvivenza dell’essere vivente?
Strategie di sopravvivenza
La Scimmia, dopo il debutto al Mittelfest, torna nei teatri regionali – giovedì 20 a Palmanova e il giorno dopo a Casarsa - con Giuliana Musso assistita alla regia da Eva Geatti
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