Niente concerti fino a nuovo ordine, chiusi i pochi negozi di musica ancora vivi. Per i musicisti professionisti o ‘per hobby’ è un disastro, dal punto di vista creativo ed economico. Rimane la strada dello streaming, sempre più diffusa e obbligata dal lockdown, anche se poco remunerativa per il musicista, per quanto economica (o a costo zero) per l’utente.
Se vendere copie di cd o biglietti per i concerti è impossibile, rimangono gli scarni introiti delle piattaforme digitali come Spotify, la più diffusa, che elargisce ai musicisti una cifra che si aggira attorno ai 4 euro per ogni 1000 ascolti! Un meccanismo che riserva alcune sorprese, rivelandosi più ‘democratico’ e imprevedibile rispetto alle forme tradizionali di fruizione.
Un’occhiata alle classifiche di ascolto degli artisti regionali rivela infatti che, con l’eccezione di Elisa, superstar anche nei numeri – nel mese in corso ha contato 1 milione e 700 mila ascolti e ne ha fatti in tutto 34 col suo pezzo più ascoltato, Vivere tutte le vite – , la top 5 degli artisti friulani risulta sorprendente. Il più ascoltato è il pianista e compositore pordenonese Remo Anzovino (oltre 201 mila ascolti nel mese di marzo, quasi 5 milioni per Nocturne in Tokyo), seguito dalla reggae band di fama internazionale Mellow Mood (177 mila ascolti, 6,3 milioni per il brano più ascoltato), dai metallari Elvenking (152 mila) e dai veterani Tre allegri ragazzi morti (101 mila).
Al quinto posto, a sorpresa con oltre 73 mila ascolti, il pianista udinese Lorenzo Tempesti: tra i fondatori dell’associazione Musicolog, compositore di colonne sonore, specializzato in sonorizzazioni per audiovisivi proposte in rete. Un outsider che non si è formato al conservatorio, ma studiando il piano privatamente e con una gavetta fatta di cover band e tanto lavoro coi software musicali. Dopo aver pubblicato un album ogni due anni, fino a Suite for Malta, da un anno ha iniziato a far uscire un singolo al mese: brani che, inseriti nel mondo ancora ignoto delle ‘playlist’ di Spotify, hanno fatto crescere il numero dei suoi ascolti.
“In fondo, è come se incidessi un album all’anno! Lavoro ogni giorno per aumentare gli ascolti – spiega – e non mi sorprendono i miei numeri, ma quelli bassi di alcuni artisti famosissimi in regione. So che gli amici cantautori o quelli che suonano in una band fanno più fatica, perché non sono entrati nel meccanismo: devi lavorare sul marketing di te stesso per essere premiato. Si tratta di public relations: non avendo alle spalle una grande etichetta che ha i ‘mezzi’ per farti inserire nelle playlist, devi affidarti alla fortuna. Grazie alla presenza dei miei brani in quelle playlist che la gente digita per ascoltare ‘relax music’ o qualcosa del genere, ho scoperto che faccio il top degli ascolti negli Usa, in Canada, nel Regno Unito e persino in Turchia! Gli italiani sono il 2,5% del totale: tutti ascoltatori che non hanno la minima idea di chi io sia”.
Con il prodotto ‘fisico’ destinato a tramontare, o che resterà una questione di nicchia per collezionisti, quando non una forma nuova di lifestyle, lo streaming rimane l’unica strada, per quanto impervia, verso il futuro.
“Negli ultimi anni – prosegue Tempesti – i musicisti si erano concentrati sui live per guadagnare, quindi ora sono fermi. Le soluzioni sono tante: fare attività collaterali, proporre masterclass online… Poi ci sono altri settori da esplorare, che funzionano bene, come le musiche per video, serie Tv, ecc: in decisa crescita. Ora anche i piccoli produttori di video amatoriali hanno capito che devono chiedere all’autore il permesso di usare la sua musica: per questo ci sono intermediari ed etichette specializzate. Sul mio sito www.suonimusicaidee.it offro la licenza d’uso dei brani a chi li acquista sulle piattaforme, ma è poco remunerativo. Per i grandi numeri funzionano le ‘librerie’ e mi sto attrezzando: c’è un mondo da scoprire”.
Un mondo in cui il musicista deve imparare ad essere anche altro.”Devi contattare i curatori delle playlist e compilarle tu stesso per fare ‘scambi’. Il mese prossimo entrerò nella ‘scuderia’ del più grande distributore che carica i brani sulle piattaforme, con lo pseudonimo The Second Sound, partendo con una collaborazione con la violoncellista Alice Nicole Moro. Per i pianisti di modern classical c’è una community globale con cui ci sentiamo di continuo”.
Il rovescio della medaglia è il rischio di perdere personalità, ma i brani circolano e fanno aumentare follower e fans. “Se anche solo una piccola percentuale cerca di approfondire chi sono e va a cercarmi su YouTube, è una vittoria: non importa chi sei, ma che musica fai, ovviamente di livello. Comunque sia chiaro che i soldi con la musica non si fanno più, ma è una seconda entrata dignitosa. E una grande soddisfazione”.