La questione dell’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale (quelle che, dal Piano Fanfani in poi, si chiamano comunemente ‘case popolari’) è piuttosto spinosa. E non solo in grandi città o regioni dove la questione degli alloggi è un’emergenza, ma anche in Friuli Venezia Giulia, dove da più parti si chiede maggiore chiarezza nelle graduatorie.
Tra le obiezioni che vengono spesso sollevate, c’è quella secondo cui i cittadini stranieri sarebbero privilegiati nelle assegnazioni. “I criteri sono gli stessi per italiani e stranieri, ovviamente – ci spiegano all’Ater -. Solo che le condizioni sociali, lavorative e famigliari di una giovane coppia italiana, con lavoro precario ma senza figli, e di una famiglia monoreddito straniera, magari con figli e nonna invalida a carico sono diverse. I secondi avranno punteggio maggiore, posizionandosi più in alto nella graduatoria di assegnazione”.
In realtà, a smentire il luogo comune ci sono anche i dati. La presenza di extracomunitari nelle famiglie Ater della regione si attesta al 13%, con percentuali più elevate nella provincia di Udine (19%). Riguardo ai titolari del contratto, il 92% è italiano e solo il 7% di Paesi non Ue.
Per quanto riguarda la provenienza, a Gorizia e Trieste è preponderante la popolazione dell’ex Jugoslavia e dell’Albania, mentre nel resto della regione quella dal nord Africa. A guardare i contratti stipulati nel 2017 sono prevalentemente in capo a italiani (in media 71%), per il 24% a cittadini non Ue, per il 5% a cittadini comunitari. Tra i nuovi inquilini, gli italiani sono sempre i più numerosi (in media 60%), gli ex-tracomunitari si attestano al 36% e i cittadini comunitari al 4%. Rispetto al 2016, la presenza di cittadini provenienti da paesi non Ue è aumentata, sia tra i nuovi titolari che tra gli occupanti. Rimane tuttavia costante (13%) la percentuale di extracomunitari rispetto alla totalità.
Il Fvg, inoltre, nell’ultima riforma delle Ater, ha reso
obbligatori due elementi perché gli stranieri possano entrare nelle graduatorie di assegnazione: risiedere in regione da almeno 5 anni e non possedere nessuna proprietà immobiliare, né in Italia né altrove. Se il primo criterio allinea la nostra ad atre regioni (Veneto e Toscana), il secondo crea più difficoltà nelle verifiche. Per i cittadini europei non è difficile documentare di non possedere altre case, ma non è altrettanto semplice ottenere analoghe documentazioni in molti altri Paesi del mondo. Per non parlare delle verifiche da parte dei dipendenti Ater, per i quali smascherare qualche ‘furbetto’ che vive in Italia ma ha anche una casa a Cuba, solo per fare un esempio, sarebbe quasi impossibile.