Una laguna modellata dall’uomo e che grazie all’uomo deve poter continuare a vivere. Sono numerose le associazioni gradesi che hanno sottoscritto un appello alla regione, tramite il comune di Grado, per chiedere una normativa che non blocchi i lavori dei piccoli casoni all’interno dell’ambito lagunare, come scavi per i canali d’accesso e i ripascimenti. “Da alcune migliaia di anni la laguna di Grado è soggetta all’intervento dell’uomo, basti ricordarsi l’area portuale di Aquileia una delle più grandi città dell’impero romano che, sicuramente, ha richiesto interventi significativi da parte dell’uomo anche se con gli scarsi mezzi tecnologici dell’epoca” si legge nel documento che, a breve, sarà inviato agli appositi uffici regionali.
“Paradossalmente”, prosegue il documento, “la presenza umana serve a conservare l’ambiente lagunare: senza la presenza antropica la laguna tenderebbe inevitabilmente a sparire o a spostarsi. Gli interventi di escavo pertanto vanno visti anche in una logica di conservazione dell’ambiente lagunare, purché questi vengano fatti in modo pianificato e nei tempi corretti. Dopo un lungo periodo in cui gli escavi lagunari sono stati sostanzialmente bloccati, con la modifica della normativa nazionale, la precedente amministrazione regionale ha iniziato un percorso volto a riprendere una regolare attività di manutenzione dei canali lagunari”.
“Riteniamo che questo percorso vada portato avanti inserendo una forma di regolamentazione a livello regionale che permetta ai concessionari dei casoni e delle valli da pesca di richiedere l’autorizzazione all’escavo con modalità che per complessità e lunghezza non siano superiori a quelle richieste per una pratica edilizia per la propria abitazione e che tenga conto della quantità di materiale da movimentare”, continuano le associazioni. Che sono, nel dettaglio, ‘Grado Voga’, il Circolo Nautico Grado Pineta, l’Associazione Graisani de Palù e l’Associazione nautica Aquileia, oltre alla Cooperativa Pescatori di Grado.
Quanto richiesto, in sostanza, va verso la possibilità di utilizzare i materiali di escavo di Cavane e canali di accesso per gli interventi di ‘ripristino dei suoli’ fino ad un massimo di 150 metri cubi considerando questo un ‘intervento minore’, escludere per questi interventi i campionamenti dei sedimenti, dal momento che le caratteristiche dei sedimenti sono analoghe a quelle dei suoli da ripristinare e la predisposizione di un modulo standard da compilare con una ‘comunicazione all’autorità competente’ dell’esecuzione dell’intervento di escavo.
C’è poi la richiesta, va detto, alla regione di dare la possibilità di operare gli escavi con un’unica richiesta per più soggetti da utilizzare in più anni, evitando gravi costi per i singoli, rinnovabili da tre a sei anni e che siano gli enti pubblici a individuare le aree ed i siti di deposito materiale di escavo. L’obiettivo di queste proposte è quello di salvaguardare la laguna per evitare che lentamente muoia. Infatti il concetto di “salvaguardia” dell’ambiente lagunare è riportata anche nello Statuto Comunale del Comune di Grado il quale, all’articolo 12 comma 5°, afferma che: “Promuove ed adotta, nell’ambito della propria competenza, ogni provvedimento diretto alla salvaguardia dell’integrità fisica del suo territorio, della qualità dell’ambiente, in particolare di quello lagunare, e ricerca a tale fine ogni idonea collaborazione con altri Enti ed
Associazioni locali”.
“Porteremo queste richieste all’assessore Pizzimenti”, precisa il sindaco, Dario Raugna, “che avrà due possibilità. Rigettarla perché non coerente al quadro normativo o accettarla. Nel primo caso chiederemo anche di indicarci quale possa essere la strada alternativa, senza la quale rischiamo di perdere definitivamente la Laguna di Grado e questo è qualcosa di intollerabile sia per me che per la mia gente”.