Il lavoretto estivo era un modo per gli studenti di arrotondare la paghetta dei genitori, contribuire al proprio mantenimento, o togliersi qualche sfizio. Senza contare, ovviamente, la possibilità di fare nuove esperienze, sporcarsi le mani e sentirsi autonomi. Crescere, insomma. Almeno in Friuli Venezia Giulia questa esperienza sembra impossibile. Colpa della burocrazia, delle scuole che in estate sono ‘chiuse per ferie’, delle aziende che preferiscono non sprecare tempo per istruire adolescenti in fuga al suono della prima campanella. E’ davvero così?
Abbiamo chiesto ad Alberto Giorgiutti, consulente del lavoro, cosa è cambiato.
“Negli ultimi decenni – spiega Giorgiutti – i giovani facevano esperienza durante l’estate per almeno un mese, concretizzando di fatto un’effettiva alternanza scuola-lavoro. L’alternanza era frequente nelle scuole professionale e le aziende provavano i migliori studenti, per poi assumerli al momento del diploma. Per i ragazzi era un’ottima opportunità di orientamento professionale e di contatto con il mondo del lavoro. Venivano assunti come apprendisti e si dimettevano per tornare a scuola a settembre. Con l’introduzione dell’apprendistato professionalizzante hanno inserito il limite minimo dei 18 anni salvo per chi ha già l’attestato di qualifica, pertanto solo alcuni 16enni e 17enni di istituti professionali possono essere avviati al lavoro. Da allora è crollato il numero di giovani che fanno esperienze durante l’estate”.
Il consulente mette sul piatto un’altra questione importante.
“Siamo lo Stato – dice Giorgiutti – con le vacanze estive più lunghe d’Europa. Austria e Germania hanno ‘solo’ luglio e agosto di vacanza e per i ragazzi è normale farsi un’esperienza e prendersi un compenso che in Fvg sarebbe di almeno 500 euro al mese. Oggi possono essere avviati minorenni solo con assunzione a tempo pieno e contribuzione piena con un costo nel settore Terziario e Turismo di quasi 2mila euro al mese in base al livello. Per cercare una soluzione , ecco che il legislatore aveva ideato lo stage estivo”.
In Veneto e nella provincia di Bolzano cambiano le opportunita’ per i giovani
Altra questione delicata.
“In Veneto e nella Provincia di Bolzano – continua il consulente – si possono avviare stage estivi tramite i Centri per l’impiego (o similari/affini) o gli istituti scolastici. Nella nostra regione, invece, gli stage estivi possono essere avviati solo dagli istituti scolastici, ponendo un doppio problema. Gli istituti stanno negando ai giovani la possibilità di stipulare stage estivi, motivando con carenze di organico d’estate e mancanza di rimborsi dei costi burocratici da parte della Regione. Le scuole non stanno attivando stage in ambiti non strettamente inerenti alla formazione”.
Altro capitolo, quello dei voucher.
“Lo scorso anno – spiega Giorgiutti – si poteva sopperire con i voucher, ma non era lo strumento corretto. Con il ‘nuovo voucher’ i ragazzi non potrebbero essere avviati se non per lavori occasionali e saltuari e inoltre sono applicabili solo dalle aziende con meno di cinque dipendenti a tempo indeterminato. Da anni – conclude Giorgiutti – chiediamo che rientrino come soggetti promotori anche i centri per l’impiego, ma inspiegabilmente non è stata introdotta la modifica al regolamento”.