Scatta oggi l’ora X, l’appuntamento che chiude un ciclo di studi e dà simbolicamente inizio a un’altra fase della vita. Stiamo parlando dell’esame di maturità 2021 che in Fvg interessa 9.400 studenti così suddivisi: 4.430 a Udine (di cui 154 della scuole paritarie e 76 esterni), 2.287 a Pordenone (con 43 ragazzi delle paritarie e 36 privatisti), Trieste con 1.646 studenti (di cui 34 esterni) e Gorizia con 1.037 (di cui 16 esterni).
In tutta Italia, al netto degli scrutini, risultavano iscritti agli esami 540.024 candidati, di cui 522.161 interni così ripartiti 96.908 degli Istituti Professionali, 169.354 degli Istituti Tecnici, 255.899 dei licei, e 17.863 esterni.
Discussione di un elaborato
La sessione d’Esame avrà inizio oggi, mercoledì 16 giugno, alle 8.30, e prevede un colloquio orale, che partirà dalla discussione di un elaborato il cui argomento è stato assegnato a ciascuno studente dai Consigli di classe.
Dopo la discussione dell’elaborato, il colloquio proseguirà con la discussione di un testo già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di Lingua e letteratura italiana, con l’analisi di materiali (un testo, un documento, un’esperienza, un problema, un progetto) predisposti dalla commissione con trattazione di nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline. Ci sarà spazio per l’esposizione dell’esperienza svolta nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento. Il candidato dimostrerà, nel corso del colloquio, di aver maturato le competenze e le conoscenze previste nell’ambito dell’Educazione civica. La durata indicativa del colloquio sarà di 60 minuti.
Questione di crediti
Il credito scolastico sarà attribuito fino a un massimo di 60 punti, di cui fino a 18 per la classe terza, fino a 20 per la classe quarta e fino a 22 per la classe quinta (qui le tabelle). Con l’orale verranno assegnati fino a 40 punti. La valutazione finale sarà espressa in centesimi e sarà possibile ottenere la lode. Nella conduzione dei colloqui si terrà conto delle informazioni contenute nel curriculum dello studente, che comprende il percorso scolastico, ma anche le attività effettuate in altri ambiti, come sport, volontariato e attività culturali.
Anche quest’anno, come lo scorso anno, le Commissioni sono presiedute da un Presidente esterno all’istituzione scolastica e sono composte da sei commissari interni. In particolare, le Commissioni saranno 13.349, per un totale di 26.547 classi coinvolte.
Sicurezza
Con la pandemia in corso le misure di sicurezza saranno anche quest’anno piuttosto stringenti. Il numero di candidati che sostengono il colloquio non può essere superiore a 5 per giornata e l’ordine di convocazione dei candidati, come da tradizione, sarà secondo la lettera alfabetica stabilita in base al sorteggio dalle singole commissioni.
Sono, quindi, sostanzialmente confermate le misure previste nel Protocollo d’Intesa 2019-2020 come mantenere due metri di distanza fra candidato e commissione, un solo accompagnatore per studentesse e studenti i quali dovranno indossare la mascherina.
In particolare viene precisato che la tipologia di mascherine da adottarsi dovrà essere di tipo chirurgico. Non potranno, dunque, secondo il parere espresso anche dal Comitato tecnico scientifico, essere utilizzate mascherine di comunità ed è sconsigliato, da parte degli studenti, l’utilizzo prolungato delle mascherine FFP2.
È consentito lo svolgimento delle prove dell’Esame di Stato o dei lavori della Commissione d’esame in modalità di videoconferenza, secondo casi specifici indicati all’interno del Protocollo.
Il Ministro Patrizio Bianchi
“E’ un momento importante per la vostra vita, è un passaggio” così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a Unomattina. “E’ l’esame di Stato, non è un esamino e non c’è una prova unica. I ragazzi discuteranno la loro tesi e parleranno con la commissione. Cosa succederà in futuro lo vedremo senza pregiudizi. Non verrete bollati come quelli del Covid, misurate voi stessi”.
“Credo che mai come in questo momento tutto il Paese sia con voi, tutto l’affetto è per voi che state superando questa prova. Avanti!”, ha detto poi Bianchi a Rainews 24 sottolineando che “il loro è un esame a pienissimo titolo, non è formula light e non è di serie B, è il loro esame“.
“Ai ragazzi dico di andare avanti con grande orgoglio” aggiunge il ministro che poi, a chi gli chiedeva cosa salverebbe di questo biennio difficile a causa della pandemia, risponde: “Salvo tutto, salvo le difficoltà, salvo il fatto di utilizzare strumenti che prima non c’erano, salvo soprattutto la fatica dei ragazzi e degli insegnanti. L’esame è stata una cosa faticosa, conquistata, difficile e i ragazzi devono portare dentro di loro il risultato”.
“Se la situazione migliorerà da qui a settembre e permetterà a tutti di sentirsi sicuri, andremo oltre le mascherine“, ha detto il ministro dell’Istruzione. “Ce la faremo se abbiamo il senso profondo di che cos’è la mascherina: non è una tassa da pagare, è uno strumento di protezione reciproca, quindi non è un’imposizione, è la nostra misura di come tutelare anche tutti gli altri. Se continueremo ad avere ognuno di noi rispetto dell’altro – ha concluso – è una misura che deve essere utilizzata con il buon senso di tutti” e quindi se la situazione migliorerà “andremo anche oltre”.
Esame ‘monco’
Non tutti, però, approvano la scelta di ‘saltare’ i test scritti. Sul tema, ha le idee molto chiare il professor Andrea Zilli, già docente più giovane d’Italia e neo presidente della III Commissione Ipsia “Giacomo Ceconi” di Udine.
“Premetto che non sono d’accordo con questa modalità di esame di Stato che, di fatto, ricalca quella del 2020. Non la condivido perché semplificare la maturità significa implicitamente ammettere che il livello d’istruzione fornito dalla scuola in didattica digitale integrata non sia valido, cosa che non ritengo fondata. A venire meno sono stati sicuramente altri aspetti fondamentali quali quello sociale, quello inclusivo, quello esperienziale ma non la preparazione. Mi rammarico molto che i maturandi di quest’anno saranno etichettati come “quelli del Covid” e non lo ritengo giusto. Lancio una provocazione: se la preparazione fornita con questi mezzi non è reputata valida allora, gli stessi studenti, dovranno avere degli esami universitari il prossimo anno ridotti o semplificati. Ribadisco, io avrei preferito un esame normale; oltretutto le commissioni sarebbero state tutte quante interne, avrebbero tarato e rimodulato l’esame in base a quanto fatto effettivamente in classe”.
Zilli prende posizione anche sulla didattica a distanza tanto aspramente criticata: “Io non sono per la demonizzazione di questo strumento: ovviamente la didattica a distanza fatta male serve a poco o nulla ma la Ddi fatta bene ha un suo motivo d’essere. Il problema al limite è a monte: quando si doveva investire in connessioni, banda larga, fibra ottica e strumentazioni atte a poter fare una DDI degna, si è preferito investire sui banchi a rotelle, sulle aule che ora sono vuote. Dal mio punto di vista è stato un errore che ho ribadito già in varie occasioni, anche all’ex Ministro dell’Istruzione quando ci sentimmo: mi ribadì che la visione del Governo era diversa e che la priorità era il ritorno in presenza in classe. Dobbiamo anzi dire grazie a questo strumento che, in un periodo come questo, ci ha permesso comunque di tenere un legame e una relazione, seppur a distanza, tra scuola e studenti. Sia chiaro – prosegue il Prof. Zilli – questo non significa che ritengo che la didattica a distanza sia equipollente a quella in presenza ma ritengo che sia ingeneroso demonizzarla: ci ha permesso di fare cose che in altri tempi o periodi non sarebbero state neanche immaginabili”.