Quando parla della sua vita, delle sue avventure, del suo lavoro, Sergio Cechet cambia completamente il tono di voce. La si può percepire chiaramente, quella variazione di modulazione. Non si può parlare della banale espressione che cita il luccichio degli occhi, perché a Sergio, arruolato volontario nell’Aereonautica Militare dal 1975, quella luce, gliel’ha tolta il 18 agosto 1982 una bomba, portandogli via la vista e la mano sinistra. Una violenta amputazione che, superato lo shock iniziale, è diventata piano piano la sua battaglia. Ora Cechet, Capitano in ruolo d’onore dell’Aeronautica Militare, non solo continua a coltivare la sua passione per il volo, ma per gli sport estremi in generale. Già nel 2005 aveva stabilito il record mondiale di immersione subacquea nella categoria disabili e da allora per lui è un continuo crescendo di soddisfazioni e primati personali.
Basti citare il fatto che, proprio nei giorni scorsi, Cechet, con un volo partito da Cremona, si è lanciato da 4.500 metri d’altezza in tandem con l’amico Christian. Impossibile sottrarlo all’aria, la sua vera passione, che concretizza con il paracadutismo “mentre sto completando il mio brevetto di pilota” – racconta. All’attivo ha 6 decolli e 3 atterraggi con l’assistente, ma il suo sogno rimane quello di pilotare un velivolo tutto da solo. “L’ha già fatto un francese – sottolinea Sergio – anche se l’idea l’ho avuta prima io. Sarebbe possibile volare da solo con due aerei dietro a me che mi forniscono le indicazioni”. Un sogno che a breve potrebbe diventare realtà.
L’amore per il volo è evidente fin dall’ingresso di casa: in via Redipuglia a Ronchi dei Legionari, paese dove abita, un particolarissimo modello di F15 domina il cancello d’entrata.
Così come la mandibola di squalo posta in bella vista nell’atrio. “Sono sempre stato affascinato dagli squali e durante qualche immersione sono pure riuscito ad accarezzarne qualcuno, tra i Leuca e i Toro”.
Impossibile dimenticare lo sci, altra attività che Cechet può tranquillamente inserire nel suo curriculum vitae: uno sport che l’ha accompagnato fin da bambino e che lo ha visto partecipare alle competizioni europee con la nazionale italiana paralimpica.
Con il solito tono entusiasta l’ex militare è già proiettato alla prossima avventura: la possibilità, grazie a una protesi particolare e a un sistema evoluto che gli consente di prendere la mira sfruttando l’udito, di poter sparare.
“In base alla vicinanza del mirino al bersaglio vengono emessi dei suoni – spiega con un sorriso sul volto -. Quando c’è il suono giusto, bang! Si spara”.
Da non dimenticare la sua grande passione per la pittura, scoperta quasi per caso. Trapani, rulli, colori e le immagini che si creano nella sua mente diventano in poco tempo vivide tele colorate che attendono solo di poter raccontare una storia. Una storia che può solo insegnare, fatta di coraggio, temerarietà, passione e amore smodato per la vita.