La legge 76 del 2016, meglio conosciuta come legge Cirinnà, ha dato la possibilità alle coppie dello stesso sesso di sigillare il loro rapporto con l’unione civile. Tale legge, ha permesso, quindi, di regolare formalmente la loro convivenza da un punto di vista economico.
Più nel dettaglio, si può dire pertanto che le unioni civili sono quelle unioni fondate su vincoli affettivi ed economici, alle quali l’ordinamento riconosce uno status giuridico che per molti versi è analogo a quello attribuito al matrimonio.
Dall’unione civile, ciascun componente della coppia assume nei confronti dell’altro l’obbligo alla coabitazione e all’assistenza morale e materiale. Ognuno di essi, inoltre, è tenuto a contribuire ai bisogni comuni in relazione alle proprie sostanze e alla rispettiva capacità di lavoro, sia professionale sia casalingo. Più in generale, con un’unione civile i partner acquistano gli stessi diritti e assumono gli stessi doveri.
La grande differenza rispetto al matrimonio tradizionale è che la legge Cirinnà non fa alcun riferimento né all’obbligo di fedeltà, né a quello di collaborazione, che invece scaturiscono dal matrimonio.
In Italia, nel 2016, le unioni civili sono state 2.336, salite a 4.376 nel 2017 e scese di nuovo a 2.808 nel 2018.
Nella nostra regione il trend è stato identico.
Cominciate in sordina, nel 2016 sono state celebrate 34 unioni, salite a 79 nel 2017, ridiscese a 42 nel 2018.
In tutti i casi, in Italia come nella nostra regione, le unioni hanno riguardato più coppie di uomini che di donne.
Unioni civili in Fvg, ancora poche celebrazioni
Rispetto al matrimonio tradizionale, la legge Cirinnà non fa riferimento né all’obbligo di fedeltà, né a quello di collaborazione
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