Quella di Pasian di Prato è l’unica amministrazione del Friuli che ha mantenuto il servizio di baby sitter comunale. “Il motivo è semplice – spiega il sindaco Andrea Pozzo -. Il progetto, che inizialmente aveva coinvolto altri 15 Comuni, da noi ha funzionato molto bene e ha goduto di fondi regionali per la formazione del personale. Inoltre, il nostro Comune è stato l’unico in Italia ad avere istituito un albo, che è diventato una fonte di mediazione tra utenti, ossia tra famiglie in cerca di aiuto, e operatori”.
In altri Comuni il servizio non ha avuto lo stesso successo ed è stato abolito.
“Il motivo è semplice – spiega Andrea Zecchin, responsabile dei Servizi demografici -. Il nostro Comune si è impegnato a far conoscere il servizio a tutte le famiglie del territorio. Purtroppo, dal 2014 i tagli effettuati hanno costretto gli altri Comuni a chiudere il servizio, anche perché le poche richieste non giustificavano le spese. A Pasian di Prato abbiamo 35 baby sitter, che prestano il loro servizio a 60 famiglie associate. Le richieste maggiori vengono dai genitori di bambini dai 3 agli 8 anni, anche se il servizio è aperto anche per chi ha figli fino ai 14 anni”.
“Il progetto può funzionare – continua il primo cittadino – soltanto se viene promosso bene e portato, quindi, a conoscenza di tutta la cittadinanza. Così è stato fatto a Pasian di Prato. Negli altri Comuni la richiesta è stata molto bassa, quindi, non c’è stata convenienza”.
Bisogna anche sottolineare che, in tempi di crisi, diverse persone hanno perso il lavoro e, rimanendo a casa, hanno potuto occuparsi direttamente dei propri bambini.
“Fondamentale è il fatto che le baby sitter comunali sono pagate coi voucher. Il servizio, quindi, ha aiutato a combattere il lavoro nero, garantendo alle operatrici anche versamenti previdenziali, assicurazioni, eccetera”.
Per quanto riguarda i costi, la tariffa di 10 euro è comprensiva di tutti gli oneri di carattere assicurativo, fiscale e previdenziale “ma il costo per la famiglia – conclude Pozzo – diminuisce con l’aumentare delle ore richieste, mentre il contratto può essere cumulabile e diviso tra diverse famiglie. Insomma, è flessibile”.