La scuola multiculturale è ormai una realtà anche in Friuli. I nostri figli dalle elementari alle scuole superiori dividono il loro tempo con coetanei provenienti dall’Africa, piuttosto che dall’Asia e da Paesi che non fanno parte dell’Unione europea. E’ un problema? Soltanto se l’integrazione resta un miraggio e i giovani stranieri non diventano un’occasione di crescita e di sviluppo per la nostra società. Anche perchè i numeri parlano da soli.
Nella nostra regione, all’inizio dello scorso anno, il numero degli stranieri con un’età inferiore ai 25 anni era 34mila, dei quali 16mila femmine e 18mila maschi. Si tratta di circa un terzo della popolazione straniera residente totale (ovvero il 31 per cento), che ammontava a 107mila unità. In generale, dagli oltre 12mila stranieri arrivati nel 2013 siamo passati ai 55 dei primi sei mesi dello scorso anno.
Concentrando l’attenzione sui giovani, l’Istat scatta una fotografia tutto sommato positiva per la nostra regione. Il 30% degli alunni stranieri che vivono in Friuli Venezia Giulia dichiara di sentirsi italiano e addirittura il 29% vorrebbe vivere in Italia anche da grande. A livello nazionale, i dati sullo soddisfazione sono ben diversi. Quasi il 38% degli studenti stranieri in Italia si sente italiano, ma appena il 32% da grande vorrebbe rimanere nel Belpaese. Più alte le percentuali nel Mezzogiorno.
Lontano dagli occhi
La distanza geografica può essere considerata il motivo principale di diversità. I ragazzi appartenenti alle collettività di Asia e America Latina sono, infatti, quelli che dichiarano più frequentemente di sentirsi stranieri: Cina 42,1%, Ecuador 39,5%, Perù 38,9% e Filippine 38,4%.
Nel caso della Romania, invece, è particolarmente elevata la percentuale di coloro che si sentono italiani (45,8%). Inoltre, la quota di coloro che si sentono italiani è generalmente alta (superiore al 40%) tra i ragazzi originari di un Paese europeo, anche se non appartenente alla Ue. I marocchini, per esempio, si sentono italiani in quasi il 36% dei casi . L’indecisione è, invece, la modalità prevalente per gli indiani i quali, nel 38% dei casi rispondono che non sanno come si sentono. Oltre alla cittadinanza, ha un peso non irrilevante nella percezione della propria appartenenza l’età in cui si è entrati in Italia.
In entrata
Tra i ragazzi arrivati dopo i 10 anni, si sente straniero più di uno su due (quasi il 53%), mentre solo il 17% si sente italiano. Per i nati in Italia, la percentuale di chi si sente straniero si riduce al 24%, mentre sale al 48% quella di coloro che si percepiscono italiani. Valori simili a quelli riscontrati per i nati in Italia si osservano anche per i nati all’estero ma arrivati prima dei 6 anni.