Da qualche giorno la casa in piazza monsignor Virgulin a Ronchi dei Legionari ha nuovamente le luci accese. La ‘Casa del sagrestano’, chiamata così per la presenza, fino a qualche anno fa, del sagrestano della vicina chiesa di San Lorenzo, ora ospita quattro richiedenti asilo pakistani. Il progetto, avviato dalla parrocchia stessa in collaborazione con la Cooperativa Acli del pordenonese, vede una parte della struttura di proprietà parrocchiale destinata all’accoglienza dei quattro giovani, tutti con età dai 20 ai 22 anni. Di fatto la parrocchia non è l’unica in quanto un ulteriore gruppo di quattro sarà a breve ospitato anche in centro cittadino.
“Dopo l’8 settembre del 1943 nel cortile della canonica si è data accoglienza ai militari italiani provenienti dalla Slovenia e agli internati nel campo di Visco che tornavano in Slovenia e Croazia” racconta don Renzo Boscarol, parroco di Ronchi. “Trovarono il parroco pre Tita Falzari e gente di Ronchi che per una quarantina di giorni li aiutarono con vestiti, cibo e cure per consentire loro, con una cartolina firmata dal capostazione e dal parroco, di tornare ai loro paesi. Ronchi è anche questo, questa è stata la sua resistenza, la sua testimonianza. Noi che veniamo dopo abbiamo la possibilità di fare altrettanto” prosegue, sottolineando l’impegno della parrocchia nell’accoglienza. “Con questo spirito, assieme ai consigli della parrocchia, abbiamo deciso di aderire all’invito del Papa ad aprire le proprie case, e noi ospitiamo quattro giovani del Pakistan che saranno con noi e con la collaborazione della cooperativa Acli, recupereranno la loro voglia di vivere dopo quanto hanno vissuto. Impareranno l’italiano e cercheranno di sfruttare qualche occasione per un reinserimento nella vita comunitaria secondo quello che sarà il loro desiderio e le loro attese” conclude il sacerdote, che sottolinea come solo il piano terra sia attualmente in uso ai richiedenti asilo. “Il piano superiore è disponibile per chi vorrà fare da sagrestano, al piano terra rimane libera una stanza con bagno per chiunque ne avesse necessità”.
Una questione, quella migranti, della quale si è parlato nell’incontro di questa mattina tra l’amministrazione comunale ronchese ed il prefetto di Gorizia, Massimo Marchesiello. Presenti il sindaco, Livio Vecchiet, il vicesindaco, Paola Conte, il segretario, Maria Grazia De Rosa, l’assessore Mauro Benvenuto e i consiglieri comunali Erika Battistella, Gianpaolo Martinelli e Giancarlo Furlan.
“Io so solo della presenza dei quattro afghani” sottolinea il sindaco Vecchiet. “Ma non è nella nostra competenza, dire sì o no all’ospitalità da parte di privati. E la parrocchia di San Lorenzo è un privato. Ad oggi non ho alcuna notizia dell’arrivo di altri ospiti”. Occasione, per il prefetto, di spiegare agli amministratori come la questione migranti non debba essere presa con troppa semplicità. “Specie nel momento in cui si superano i numeri dell’accoglienza disponibile” ha rimarcato. “E’ innegabile che ci sia poca disponibilità di immobili da parte delle amministrazioni locali e anche le soluzioni dei privati scarseggiano. La richiesta di accoglienza è quotidiana e continuativa”. “Chi arriva qui oggi non fugge da territori di guerra ma da altri Paesi europei dove non gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico” ha continuato Marchesiello, che si aspetta una diminuzione dei flussi a Gorizia una volta che la commissione per territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale verrà spostata a Udine.