Si è spento lo stilista Ottavio Missoni. Missoni è morto nella sua casa di Sumirago nel Varesotto. Lo ha reso noto la famiglia.
Ricoverato il 30 aprile all’ospedale di Circolo di Varese per uno scompenso cardiaco e insufficienza respiratoria, Missoni era stato riportato nella sua casa di Sumirago nel Varesotto, dove è morto.
Riproponiamo l’intervista realizzata dal nostro settimanale nel 2006
Racconta della sua vita come di un’avventura ricca di casualità e aneddoti, di riconoscimenti, premi, consensi e trionfi. Non gli sono mancati né l’ammirazione né il successo. Inventore di uno stile che, dalla seconda metà del ‘900, rivoluzionando gli schemi tradizionali della moda, ha segnato in maniera essenziale la tendenze e i modi di vestire della gente al punto di finire addirittura nelle sale dei musei. Ottavio Missoni, mago dell’arte e del colore, è nel profondo un artigiano capace di identificarsi con il suo mestiere e di provare per lo stesso un viscerale e inesauribile interesse. Con al fianco una donna dalle straordinarie affinità elettive, la moglie Rosita, “la vera campionessa della famiglia” come ama definirla lui, ha conquistato il mondo con le sue idee, con la sua genialità, con i suoi colori. Un brillante ottantacinquenne che con la sua verve e la sua istintiva ironia, ricorrendo spesso alla sua colorita parlata dalmata, trasmette immediatamente buonumore e ottimismo. Palazzo Attems, a Gorizia, ospita fino al 4 giugno prossimo una mostra curata dal figlio Luca, che ripercorre l’avventura artistica dei Missoni puntando l’obbiettivo sulla sperimentazione in campo tessile, sull’innovazione delle tipologie vestimentarie e sull’esperienza artistica nella creazione di arazzi in forma di patchwork.
Soddisfatto dell’accoglienza ricevuta nel giorno dell’inaugurazione?
“Quel giorno non me lo dimenticherò facilmente – ricorda lo stilista – la folla era impressionante… Nel giorno del mio compleanno mi hanno fatto proprio una bella festa! Ma lo sa che c’erano signore che cercavano di toccarmi, chissà forse pensavano che potessi fare un miracolo…. Sono poche ormai le occasioni in cui mi muovo, lascio che a viaggiare per il mondo siano gli altri della famiglia. Le rare volte che mi faccio convincere ad andare in giro, mi par d’essere la Madonna, che si porta in processione per mostrarla alla gente!
Preferisce starsene nel suo bunker a lavorare?
Ma che dice! Lavorare? Nel 1993 sono stato nominato “cavaliere del lavoro” eppure io devo ancora incominciare a lavorare. Quel che sto facendo ora in ufficio sono solo i “compiti” che da anni mi danno i miei figli.
Non perde davvero mai occasione per confessare la sua atavica pigrizia…
Un po’ credo sia indole, un po’ è forse colpa di mia madre che, quand’ero piccolo, mi lasciava dormire tanto perché sosteneva che altrimenti sarei diventato nervoso. Mia moglie dice che non è servito a granché ma io le rispondo che lei neppure s’immagina cosa sarei stato se non avessi dormito così a lungo.
Come la mettiamo con il fatto che in gioventù lei ha ottenuto tante affermazioni nell’atletica leggera, stabilendo record, vestendo la maglia della nazionale e partecipando con successo pure a un’Olimpiade?
Dormire è sempre stata una mia grande passione ma quand’ero sveglio correvo, eccome! Lo sport mi è stato molto utile, è dallo sport ho ereditato il rispetto per l’avversario e quella spinta agonistica che nella professione, e probabilmente pure nella vita, mi ha consentito di raggiungere gli obiettivi che mi ero posto con parecchie soddisfazioni.
C’è stata più razionalità o più istintività nel suo percorso professionale?
Cos’è una domanda alla Marzullo? Scherzo sa, mi piace farlo. Su tutto ha trionfato quella casualità che segna un po’ tutta la nostra esistenza, dal momento della nascita in poi. Prenda il mio caso: se non avessi avuto bisogno di due bottoni rivestiti in lana per il mio bel cappotto non sarei andato a Trieste, a casa del mio amico Giorgio dove, vista la macchina per maglieria di sua mamma, ne rimasi affascinato.
Che cosa fu a colpirla particolarmente?
La magia che avveniva davanti ai miei occhi: da una parte vedevo entrare un filo dall’altra uscire una maglia.
Il passo successivo quale fu?
Fare società con Giorgio: comprammo un altro paio di macchine e poi, siccome noi due c’eravamo proclamati entrambi presidenti, decidemmo di far lavorare, oltre a sua mamma e sua zia, un cugino. La prima nostra produzione fu di tute per l’allenamento. Un successo: le adottò addirittura dalla squadra italiana di atletica come divisa per le Olimpiadi del 1948.
Cambiò qualcosa quando nella sua vita entrò Rosita?
Non molto. Ci sposammo nel 1953 e io andai a vivere a Gallarate trasferendo lì la mia produzione di maglie. Per me però non cambiò nulla: io sempre Presidente e Rosita che lavorava.
Sarà pure stata casuale la scelta del mestiere ma tutto il resto com’è venuto?
Questo mestiere ce lo siamo inventati giorno dopo giorno, eliminando i problemi facendo finta di non vederli, lavorando in totale libertà rispetto agli schemi preesistenti. Io ho sempre avuto una mentalità anarcoide, ereditata forse da un bisnonno pirata, contro tutte le bandiere e tutte le regole, libero di giocare, con la materia e con i colori, come i bambini.
C’è un segreto che ha reso perfetto il vostro sodalizio professionale?
In sintesi il nostro sodalizio ha funzionato perché io mi sono preoccupato di fare le maglie, la Rosita di tradurle in stile, in moda. Abbiamo sempre lavorato in perfetta sintonia e con la stessa tenacia, con infinita curiosità e desiderio di sperimentare, sempre aperti a trovare nuove soluzioni, a inventarci ogni giorno il mestiere.
Da dove viene l’ispirazione che è alla base delle sue creazioni?
Dall’esperienza e dalla natura. L’arte si è sempre ispirata alla natura e ai suoi colori. Penso alla molteplicità di tonalità che assume il Carso in autunno o ai colori degli alberi che stanno oltre la finestra del mio ufficio. Come le note che nella varietà delle combinazioni possono dare vita a un’infinità melodie, così le differenti combinazioni di colori possono creare ogni volta qualcosa di speciale.
Per esperienza che cosa intende?
L’esperienza di ogni momento della vita: dalle letture fatte alle bevute in osteria con gli amici, dalla pratica sportiva della mia gioventù ai quattro anni di prigionia in Africa, “ospite” di Sua Maestà britannica.
La lettura è uno dei suoi passatempi preferiti, vero?
Per questo la prigionia non mi è pesata più di tanto: potevo fare quello che più mi piaceva cioè dormire e leggere. Ho letto moltissimo nella mia vita cercando di trasferire questo mia passione nei miei figli e nei mie nipoti. Per me è miracolosa. Oggi sono sufficienti pochi euro per comprarsi un bel libro e passare una serata in compagnia di personaggi del calibro di Dante o Voltaire. Non è straordinario?
La musica le piace?
Molto, pur non avendo molte occasioni di ascoltarla. Mi piace assistere ai concerti e adoro un certo jazz, quello americano degli anni ’30, quello dei grandi musicisti della mia gioventù
Segue la televisione?
In tv ci sono andato qualche settimana fa’. Ho accettato l’invito di Fazio. Mi hanno detto che me la sono cavata, che potrei fare del cabaret. Da tempo la tv non mi piace, non m’interessa. Guardo solo i programmi sportivi. Lo sport è oramai l’ultimo e unico spettacolo che esiste in televisione!
Tifa per una squadra di calcio?
Per il Milan. Sono rossonero dai tempi di Rocco. Bevevimo el vin insieme prima a Trieste poi a Milanello. Gran persona, indimenticabile il paron.
Della politica che ne pensa?
Di solito mi faccio consigliare da amici fidati ma le ultime indicazioni sono state spiazzanti, nessuno mi ha dimostrato chiarezza d’idee. Trovo questa politica molto comica anche se non mi diverte per niente.
Apprezza il vino friulano?
Sono un grande cultore dei vini friulani che rappresentano la maggior parte dei vini presenti nella mia cantina.
E di grappa friulana se ne intende?
Come potrei con una signora che mi fornisce abbondantemente? Non sapendo come ringraziarla le ho scritto “cara Gianola hai fatto un miracolo: grazie a te ho la botte piena e la moglie ubriaca”.
Ha un consiglio da dare ai giovani?
Mi hanno chiamato a fare una lezione a una platea di universitari, futuri imprenditori e gli ho semplicemente raccontato la mia vita. Il giorno dopo un giornale locale titolava “Missoni, l’elogio della pigrizia”. Posso solo aggiungere di cercare di capire la propria inclinazione e applicarsi poi per sfruttare il proprio talento. E poi, come dicono i naviganti, buona fortuna….
Rita Bragagnolo
Biografia
Nato a Ragusa (Dubrovnik), in Dalmazia, l’11 febbraio 1921, Ottavio Missoni, trasferitosi bambino a Zara, ha trascorso gli anni della giovinezza a Trieste, città che lo ha adottato e che nel 1983 gli ha conferito il premio San Giusto d’oro, un riconoscimento per i concittadini le cui attività e opere hanno contribuito al prestigio della città. Da ragazzo Missoni è stato campione di atletica e olimpionico. La seconda guerra mondiale lo ha visto militare in Africa, dove imprigionato dalle truppe inglesi, ha scontato quattro anni di prigionia.
La svolta fortunata della sua vita avviene tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, quando prima inizia un’attività di maglieria con un amico e subito dopo s’innamora di Rosita che sposerà dando avvio a un sodalizio professionale e affettivo che li vede ancora felicemente uniti da oltre mezzo secolo. E’ dal laboratorio di maglieria allestito nella seminterrato della loro abitazione di Gallarate che escono i primi capi di abbigliamento di quella divenuta negli anni una tra le firme più prestigiose della moda Made in Italy.
Il successo delle collezioni firmate Ottavio e Rosita Missoni partito da Firenze e Milano, ha conquistato in rapida successione gli esigenti e volubili mercati internazionali, ottenendo visibilità e apprezzamenti sulle maggiori testate giornalistiche mondiali, premi e tributi a qualsiasi latitudine. Modelli Missoni si trovano in diversi musei del mondo tra i quali il Metropolitan di New York. Ottavio Missoni è insignito di tre lauree h.c., conta numerosi riconoscimenti ed è sindaco del “Libero Comune di Zara in esilio”. Ha tre figli, Vittorio, Luca e Angela e diversi nipoti.
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