Alla ventesima udienza del processo a Giosuè Ruotolo è la volta oggi di Roberta Bruzzone, nota criminologa e esperta di scienze forensi. La Bruzzone, chiamara a testimoniare dagli avvocati di parte civile, ha da subito escluso la pista passionale, indicando come possibile movente un’offesa a Trifone. Oggi sosterrà le sue tesi riguardo agli schizzi di sangue all’interno dell’auto di Trifone, schizzi che dovrebbero aver colpito l’assassino (importante il fatto che addosso a Giosuè non sono state trovate tracce ematiche riconducibili alle vittime). E parlerà dei famosi messaggi di Anonimo Anonimo.
Ancora una volta, l’udienza inizia con circa un’ora di ritardo.
Oltre alla Bruzzone, testimoniano oggi il perito balistico siciliano Gianfranco Guccia, che si concentrerà sulle abilità necessarie per utilizzare una Beretta 7,65 e Nicola Caprioli.
Inizia la Bruzzone che sottolinea di essere specialista anche sull’analisi delle tracce di sangue e può riferire sia in ambito psicolinguistico che criminalista.
La Bruzzone illustra le sue deduzioni: “Il primo colpo è stato rivolto a Trifone da una distanza di 10/15 cm, all’altezza dell’osso temporale destro. Il primo colpo è stato sparato mentre Trifone era in movimento e lo sparo lo ha colto di sorpresa da distanza significativa. L’imbrattamento in occasione del primo sparo, proprio perchè da distanza ravvicinata, è stato impercettibile. Gli altri due colpi sono stati sparati in rapida successione e Trifone non ha potuto inclinarsi ulteriormente. Sono stati esplosi nella medesima posizione. La traccia ematica sulla gamba destra di Trifone è figlia di un meccanismo secondario, prodotto probabilmente dagli operatori intervenuti che hanno spostato la salma e hanno prodotto una perdita ematica passiva post mortale. Non è riconducibile ai colpi esplosi. Posto che il soggetto era protetto dall’autovettura quando sono stati esplosi i colpi, l’assassino non è stato colpito dagli schizzi quando ha colpito Trifone e nemmeno quando ha allungato il braccio per colpire Teresa. Infatti il sangue è colato per lo più addosso a Trifone. Ci sono tracce di schizzi di sangue di Teresa sul cruscotto dalla parte di Trifone. Teresa, pur con tempo ridotto, ha avuto modo di rendersi conto di quanto stava accadendo e probabilmente si stava inclinando verso Trifone. I tre colpi esplosi a Ragone hanno prodotto microtracce, non potevano produrre imbrattamento vistoso e il montante dell’auto ha protetto l’assassino”. In sostanza, chi ha sparato non è stato colpito da schizzi di sangue o lo è stato in maniera minima.
C’è una macchia di sangue sullo sportello esterno dal lato del passeggero. La Bruzzone afferma che è “Forse l’esito di un proiettamento successivo, durante lo spostamento della salma”.
Parla quindi il perito balistico Dottor Guccia, esperto forense da 30 anni. Il perito concorda con le conclusioni della Bruzzone, appena esposte. “C’è tanto materiale, tra cui sei bossoli che danno i risultati più affidabili sulla provenienza dell’arma. Per usare quell’arma (Beretta modello 1922, che solitamente è usato in episodi criminali) il primo requisito è che funzioni. La facilità d’uso di quell’arma è notoria: fa poco rumore, dà poco rinculo, funzionamento tranquillo. E’ facilissima da gestire. Dalla direzione degli spari non è possibile risalire all’altezza del soggetto che ha sparato sia per la distanza ravvicinato che dal fatto che il posizionamento del braccio comunque non lo consente. Penso che l’arma provenga dal mercato clandestino. Ci sono cartucce di tre marche diverse. Le munizioni vengono da un lotto ‘rabberciato’ e le munizioni probabilmente erano ‘dormienti’. Presumo si tratti di una distribuzione attraverso canali illeciti”. Per quanto riguarda la presenza di sangue su un bossolo, “forma quasi una lacca”. La Bruzzone parla di ‘pellicola protettiva attorno al reperto’. Il riferimento è a un bossolo particolare.
Sull’arma, ancora: “Non è stato possibile risalire alla provenienza dell’arma, al primo proprietario“. Alla difesa spiega poi: “Difficile stabilire se chi ha sparato fosse mancino”.
Sentita quindi la dottoressa Marina Palmi, biologa e esperta di ciminologia forense. Si parla di una traccia trovata sul bossolo numero 4, che fu escluso appartenere a Giosuè. “Sono state trovate due tracce. Una ematica appartenente alla vittima e una diversa, più piccola, appartenente ad altra persona. Quando ci sono profili misti, l’interpretazione è molto particolare. Non si sa quando un DNA viene posto sulla matrice. Non si sa quando questa traccia sia stata depositata o se arrivi addiruttura da contaminazione. L’attribuzione del profilo è quindi una componente poco significativa. Spiega poi che quando un DNA è poco concentrato ci possono essere degli errori di lettura. La traccia è troppo esigua per poter dare elementi significativi. La presenza del DNA estraneo può essere dovuta al fatto che il bossolo sporco di sangue, caduto sul tappetino della macchina, abbia assorbito altro materiale. L’unica traccia sul bossolo che ha senso è il sangue del Ragone. Non è stato trovato il profilo genotipico di Ruotolo”.
La difesa chiede al teste Guccia un paragone con le Beretta calibro 9. “Un’arma di quel tipo provoca sicuramente un maggiore sanguinamento”. Ancora sulla dinamica del delitto: “Quando è stato sparato il primo colpo, la mano che teneva la pistola era all’esterno dell’auto. Successivamente, per il secondo e terzo colpo poteva anche essere all’interno”.
Si passa quindi al capitolo del profilo Anonimo Anomimo: la Bruzzone afferma di esaminato tutta la mole di sms scambiati tra Maria Rosaria e Ruotolo; tutta la messaggistica intercorsa tra il profilo di Teresa e Anonimo Anonimo e esaminato alcune interviste rilasciate in tv. Premette che “Non traccio un profilo psicologico, ma faccio una valutazione psico linguistica per valutare il comportamento di due persone straordinariamente interessanti. Ho comparato i modelli evidenziati e quanto contenuto nel profilo Facebook di interesse. Ancor più interessante una nota recuperata dal dispositivo cellulare della Patrone (“Te lo scrivo perchè ho timore nonchè imbarazzo a dirtelo a voce. Sì so tutto. So di quello che la mia ragazza ha fatto, so che è una traditrice, so che ti ha fatto del male. Non so se un giorno potrai, ma perdonala. E’ molto malata. Te è da anni in terapia ed ha sempre avuto questi istinti. Io sono ancora con lei perchè voglio cercare di aiutarla”). Nota di cui non c’è collocazione temporale ma la cosa è ininfluente. Il messaggio svela che “lei di volta in volta diventa altro da sè, sempre per richiamare in maniera psicopatologica l’attenzione di Giosuè attraverso temi molto gravi, banalizzandoli in maniera discutibile”. Lo ha scritto la Patrone e voleva inviarlo a Teresa per derubricare la gravità di quello che era successo con il profilo Anonimo Anonimo, riconducibile in maniera certa a Rosaria e Giosuè. La regìa dei contenuti del profilo è femminile: si voleva distruggere Trifone separando la coppia. La digitazione dei messaggi è più vicina al modello maschile, l’esecutore sviluppa certi temi attraverso una conoscenza meno evoluta. I temi di Anonimo Anonimo sono riconducibili a una figura femminile, l’esecuzione dei messaggi è riconducibile a un profilo maschile”.