Walter Zalukar, è stato responsabile per molti anni del Dipartimento delle emergenze a Trieste. In fatto di gestione dell’emergenza è un esperto, ma si è dimesso l’anno scorso giudicando la situazione non più sostenibile, in aperto contrasto con la riforma sanitaria e con le scelte compiute dalla Regione, incluso l’avvio del Numero unico sul quale avanza pesanti riserve per come è stato impostato.
Cosa c’è che non va nel Numero unico delle emergenze?
“A Trieste introducemmo la regola che il candidato a lavorare nella sala operativa del 118 doveva avere almeno 5 anni di esperienza di ambulanza e chi faceva servizio di ambulanza doveva avere almeno 5 anni di esperienza nella medicina d’urgenza in ospedale. Ovvero, entrava gente molto preparata, che doveva poi frequentare anche corsi di approfondimento. E uno su cinque veniva scartato perché non in grado di rapportarsi con il pubblico. La centrale operativa è strategica. Un mese fa mi sono sentito rispondere malamente dall’operatore del 112 dopo aver chiamato per dare l’allarme. Avevo notato molto fumo sopra la strada costiera, sul monte sopra Grignano, ma mi ha risposto che dovevo dire con precisione quale fosse il nome del monte. Le pare verosimile?”
E’ dunque un problema di qualità degli operatori?
“Sono persone piene di buona volontà, ma senza la necessaria esperienza. Le casistiche sono tali e tante che faticano a capire con chi hanno a che fare. Già per noi medici è difficile fare una diagnosi quando visitiamo il malato, figuriamoci dare un primo giudizio al telefono. Solo chi ha già lavorato nel settore sa più o meno cosa, dove e come mandare i soccorsi. E poi è fondamentale la conoscenza del territorio. Se mi chiamano in via Baiamonti a Trieste, dove spesso si verificano aggressioni ai sanitari bisogna chiamare anche la Polizia. Anche per i pompieri i guai che rischiamo di provocare sono gravi. Qualche settimana fa un cittadino mi ha spiegato di aver atteso 2 minuti prima di riuscire a parlare con i Vigili del Fuoco per avvisarli di un incendio, a causa delle domande poste dall’operatore della centrale. Parliamo di situazioni dove i secondi fanno la differenza tra la vita e la morte”.
Qual è quindi la soluzione?
“In centrale operativa deve per forza esserci personale che conosce l’emergenza. Non è soltanto questione di rodaggio. Se ti metto a fare un lavoro per il quale non hai mai studiato è probabile che compirai errori, ma guai a dirlo! Il problema di fondo è che quanto sta accadendo al Numero unico fa il paio con la progressiva involuzione della nostra Sanità e con una situazione assurda per cui se protesti e fai notare che qualcosa non funziona, ti trattano da nemico del popolo”.
Eppure il 112 è stato imposto dall’Unione Europea…
“Lo affermano gli esponenti della giunta regionale, ma non è vero. Il 112 è voluto dall’Europa che però si limita a chiedere di avere a disposizione questo numero senza per forza scavalcare gli altri numeri. In molti Paesi europei i numeri locali continuano a essere pienamente operativi. Il problema è che se arriva tardi un’ambulanza rischiano la vita una o due persone, ma se arrivano tardi i pompieri si rischia di contare i morti. Insomma anche 30 secondi sono importanti. Stare a perdere tempo con il centralinista del 112 è una follia”.