Valcanale e Canal del Ferro ricordano la tragica alluvione del 29 agosto 2003. A dieci anni esatti da quel giorno che cambiò per sempre la vita di questo fazzoletto di Friuli, nei territori interessati si farà il punto sulla capillare opera di ricostruzione che, sul territorio, è costata 350 milioni di euro. Sarà un weekend di celebrazioni e ricordo quello che caratterizzerà i sette Comuni colpiti dalla furia del maltempo di quel tragico giorno.
Il 29 agosto, alle 11, è prevista la cerimonia ufficiale al Teatro Italia di Pontebba, con la presenza del sindaco Isabella De Monte, del presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani, dell’assessore regionale alla Protezione civile, Paolo Panontin, e di Franco Gabrielli, Capo dipartimento della Protezione civile nazionale. La frazione di Ugovizza, si radunerà il giorno seguente alle 20.30 nella chiesa parrocchiale con la rassegna corale ‘Per non dimenticare’, dedicata alla memoria di Gerti Schnabl e Bruno Urli, deceduti a causa della furia dell’acqua, mentre la comunità di Malborghetto è pronta a ritrovarsi assieme sabato 31 agosto al campo sportivo, con la messa per le due vittime alle 11 e il ritrovo per un momento di unione alle 12.
Oggi, sul territorio si sono rimarginate le ferite del tragico avvenimento. Ma la memoria ha ancora scolpite, nitide, le immagini di quel giorno di fine estate. Il cielo, quel pomeriggio, era strano. L’estate stessa non si era rivelata ‘normale’, caratterizzata da un’ondata di caldo sconosciuto sulle nostre montagne. Nuvoloni grigi, carichi di sinistri presagi si erano addensati da Moggio a Tarvisio. Poco dopo le 16, sembrava quasi già notte. Finché, tutta la furia di tante giornate secche si è liberata con forza bruta su Valcanale e Canal del Ferro. La rabbia di Giove Pluvio ha scaricato su Pontebba 400 millimetri d’acqua in poche ore, troppe perché il territorio riuscisse a fronteggiarle. Il fiume Fella, come impazzito, è uscito dal suo alveo, squarciando la Statale 13 con ferite che rimarranno a lungo ben visibili, portando distruzione in tutti i paesi; lo stesso hanno fatto altri corsi d’acqua, troppo a lungo trascurati con incuria colpevole. Il torrente Uque, in particolare, oltre alla devastazione di Ugovizza ha anche fatto una vittima, mentre le frane di montagna si portavano via un’altra vita a Malborghetto. La montagna, in segno di ribellione, ha riversato a valle colate di fango e massi, capaci di sommergere paesi, fiducia, case costruite con fatica. Con le tenebre incombenti, era cominciata la nottata del 29 agosto, ore difficili di paura e smarrimento.
Al mattino dopo, mentre il centro di Ugovizza era invaso dallo sciabordio sinistro del torrente Uque, che mandava a sbattere, sugli edifici del centro pezzi di campanile, crollato sotto la furia delle acque, tutti erano già in con le pale in mano, per liberare il paese dal fango e il cuore dalla paura. Una grande, spontanea macchina di solidarietà, coordinata dai sindaci del territorio, guidati dal Commissario regionale Gianfranco Moretton, e vissuta da tutti senza risparmiarsi. Un grande aiuto, come spesso accade, è arrivato da oltreconfine, da Austria e Slovenia, con tante persone accorse sul territorio per rendersi utili. Ben 500 gli sfollati, con la caserma “La Marmora” di Tarvisio come quartier generale dell’accoglienza: l’apprensione, da parte delle persone ospitate, non mancava, ma nemmeno la fiducia nel domani.
E poi, ci sono i simboli di questa tragedia. Bruno Urli, 49 anni, di Malborghetto, era un uomo dal cuore grande e la sua generosità gli è stata purtroppo fatale: mentre stava prendendo pala e attrezzi per aiutare i compaesani più in difficoltà nella furia del maltempo, è stato travolto da una colata di fango e detriti dietro casa, una fine lenta e soprattutto ingiusta. La voce da usignolo di Gerti Schnabl, componente del celebre ‘Ottetto Lussari’, ha smesso di cantare quando l’Uque l’ha sorpresa in garage, non lasciandole scampo e trascinandola, come estremo sfregio, per tre chilometri. Sono le due vittime dell’alluvione, e il loro ricordo ancora gravita chiaro in questa valle. Valore simbolico anche per i due angeli all’ingresso dell’abitato di Pietratagliata, frazione di Pontebba: la rabbia delle acque li ha risparmiati, lasciandoli a vegliare su un paese dapprima isolato dal crollo del ponte e poi tornato alla (quasi) normalità. Anche la Statale 13, profondamente squarciata dall’incontenibile Fella, riassume molto bene quanto l’alluvione 2003 abbia messo a dura prova territori e gente che non sono disposti a mollare.
Oggi, che la ricostruzione è terminata, gli alvei dei fiumi sottoposti a un ‘salutare’ sghiaiamento, le piogge fanno meno paura di un tempo un territorio più sicuro è la dote portata da quei tragici giorni. A raccontare cos’è cambiato in tutto questo tempo a Malborghetto, il territorio più ferito dalla furia cieca dell’acqua, è il primo cittadino: “Di quel maledetto giorno – sintetizza Alessandro Oman, sindaco adesso come allora – ricordo tanta, troppa pioggia e purtroppo le due vittime. Impossibile dimenticare quelle ore concitate. Ma mi viene in mente anche un fattore positivo, rappresentato dalla grande solidarietà sia istituzionale, sia in forma privata. Non siamo stati lasciati soli”. E qual è ‘l’eredità’ di una simile tragedia? “Tutte le operazioni di ripristino hanno reso il territorio più sicuro – conclude Oman -, come testimoniato dalla tenuta in occasione delle forti piogge che hanno colpito Valbruna il 4 settembre 2008”. Dieci anni dopo, in Valcanale e Canal del Ferro il cielo è, per fortuna, sereno.
ECCO COME SI PRESENTAVA IL TERRITORIO ALL’INDOMANI DELLA TRAGEDIA.