Un massacro. E’ questo, in sintesi, quanto emerso dall’autopsia sul corpo di Aurelia Laurenti, la donna di 32 anni uccisa dal compagno Giuseppe Forciniti nella loro abitazione di Roveredo in Piano, nella notte del 25 novembre.
La vittima sarebbe stata raggiunta da almeno venti fendenti, inferti con un coltello, ma ci sono altre piccole escoriazioni su tutto il corpo. Non sono stati individuati, invece, elementi che facciano pensare a un suo tentativo di difesa.
L’esame, iniziato poco dopo le 14 alla presenza del pm Federico Facchin, titolare del fascicolo per omicidio volontario pluriaggravato, è durato diverse ore; a eseguirlo il medico legale Michela Frustaci, nominata dalla Procura pordenonese, mentre per le parti hanno partecipato Giovanni Del Ben (incaricato dalla famiglia Laurenti), Sindi Visentin e Giovanni Ciraso, nominati dalla difesa dell’infermiere 33enne, originario di Rossano (Cosenza).
“Numerosi fendenti – ha precisato il Procuratore di Pordenone, Raffaele Tito, all’Ansa – sono stati assestati con notevole forza: quasi tutti i colpi sono andati a segno al viso e al collo della vittima. L’esame ha evidenziato molta violenza da parte dell’aggressore: una violenza ripetuta e i colpi mortali sono più di uno”.
Non ci sono, invece, novità sul fronte dell’analisi dell’arma del delitto, un coltello da cucina: nei prossimi giorni sarà conferito un incarico tecnico a un perito per esaminare l’oggetto e cercare eventuali tracce di Dna. La difesa dell’imputato, affidata all’avvocato Ernesto De Toni, è infatti convinta di poter dimostrare che il coltello in camera non fosse stato portato da Forciniti.