“Povero dal punto di vista economico, il Friuli è sempre stato ricco di tradizioni, che rischiano di andare perdute. Un aiuto potrebbe venire dall’insegnamento del friulano nelle scuole. Starà ai bambini credere o meno agli sbilf, per esempio. D’altra parte, c’è chi crede a Babbo Natale”.
Margherita Piva, linguista e folklorista, non ha dubbi sull’importanza delle tradizioni popolari in Friuli, ma non apprezza “lo sfruttamento dal punto di vista commerciale che sia sta facendo in alcuni contesti, come le sagre. Si sta perdendo il significato originario. Storie pittoresche, di cui, però, si è persa l’antica atmosfera. Per fortuna, di queste stradizioni tramandate oralmente in ambito rurale, negli ultimi decenni si è provveduto a recuperare testimonianza e cimeli. Così può restare aperta la finestra su un mondo che non esiste più. D’altra parte, come spiegava Andreina Nicoloso Ciceri, una volta si parlava di tradizioni popolari, oggi si parla di massa. Nasce da qui il cambiamento”.
Per fortuna, la grande ricchezza del Friuli è studiata e catalogata. “Il folklore non è soltanto quello della Carnia. Per esempio, ne è ricca anche la Valcellina e d’altra parte, ogni zona ha il suo friulano e, quindi, le sue storie, raccontate in modo sempre diverso. Ogni narratore popolare aveva la sua versione della stessa storia, che magari raccontata di sera, nelle stalle. Io stessa ho assistito al racconto di una signora, che cambiava voce a ogni personaggio, mettendo in scena una mini-rappresentazione, in modo assolutamente inconsapevole e naturale. Ora non c’è più e delle sue narrazioni resta soltanto il ricordo”.
Oggi, non è più nelle stalle che circolano le storie, ma nella Rete. “Sono le nuove leggende, quelle metropolitane, che prima di Internet venivano fotocopiate e diffuse negli uffici, per esempio: gli Xerox-lore. Oggi, la diffusione è globale e modificare un testo è molto più facile. Così, ognuno può arricchire la propria leggenda e nessuno ne controlla la veridicità. Un esempio? Quello dell’autostoppista fantasma”.
Se confermano di averlo visto in centinaia, alla fine lo vedranno tutti.