Hanno lavorato anche nella notte gli uomini dei Ris di Parma, giunti a Udine nel pomeriggio di ieri, martedì 17 settembre, a poche ore dall’omicidio di Silvia Gobbato. I carabinieri, con l’aiuto di fotocellule che hanno illuminato a giorno la zona del ritrovamento, hanno scandagliato l’area attigua al luogo dell’omicidio alla ricerca dell’arma con cui la Gobbato è stata uccisa.
Nessun indagato
Tra gli interrogati, in caserma dei carabinieri a Udine, come persone informate dei fatti, anche l’ex fidanzato della giovane vittima. Nella caserma dei carabinieri di Udine sono state sentite diverse persone, tutte informate sui fatti, tra cui anche i passanti che hanno percorso l’ippovia nell’orario in cui la ragazza è stata uccisa, amici e colleghi della ragazza. Al momento nessuno risulta iscritto sul registro degli indagati.
Dinamica del delitto
Colpita da una dozzina di fendenti, Silvia Gobbato è stata uccisa sul vialetto sterrato, che fa parte dell’ippovia che collega Pagnacco a Buja, e quindi trascinata, forse nel tentativo di occultare il cadavere, all’interno della boscaglia, a meno di 10 metri dalla strada. A notare il corpo, incuriosito da un cellulare lasciato a terra e poi dalle tracce di sangue lasciate sullo strerrato bianco, un giovane che stava correndo nel viale e che ha scorto la ragazza morta nascosta tra l’erba, in posizione supina e con numerosi segni di ferite.
Nel frattempo, se la dinamica del delitto è stata pressoché ricostruita, sono ora al vaglio degli investigatori le testimonianze rese dall’amico con cui stava facendo jogging Silvia, Giorgio Ortis, e dal giovane podista che per primo ha avvistato il cadavere.
Nessuna ombra
Silvia Gobbato era una ragazza seria, brava e professionale. E’ questo quanto emerge dai racconti di chi l’ha conosciuta e di chi lavorava con lei. Si indaga, comunque, anche sulla vita privata della vittima, per cercare di dare un nome e un volto al suo assassino.