Ancora nessuna notizia dell’ingegnere italiano Gianluca Salviato, residente a Trebaseleghe, in provincia di Padova e dipendente dell’azienda friulana “Enrico Ravelli” di Venzone, i cui vertici aziendali sono in costante riunione per valutare e capire se sia opportuno o meno che un dirigente della ditta si rechi sul posto. Il presidente Sergio Madotto ha ribadito che non c’è l’intenzione di “adoperarci per conto nostro”.
A due giorni dal presunto rapimento, non è stata formulata alcuna richiesta di riscatto. C’è paura e preoccupazione per la condizioni di salute di Gianluca Salviato, diabetico e quindi bisognoso delle iniezioni di insulina quotidiane. Il tecnico è stato sequestrato in Cirenaica, in Libia, mentre si recava in cantiere.
Come detto, si rafforza in ambito investigativo l’ipotesi che si tratti di un rapimento a scopo di estorsione, ma ancora non e’ arrivata nessuna rivendicazione, ne’ richiesta di riscatto, almeno secondo quanto dichiarato dalla “Enrico Ravanelli”.
Intanto si è attivata la sede di Tobruk della ditta, fissando una ricompensa per chiunque fornirà informazioni e il presidente dell’azienda non esclude di partire per la Libia.
Nella città libica sono state distribuite dai colleghi foto del tecnico e lanciati appelli attraverso la radio locale, sottolineando i problemi di salute dell’italiano.
Sul fronte delle indagini, tutti i canali sono stati attivati, mentre dalla famiglia del tecnico si mantiene il massimo riserbo. La Farnesina sta seguendo la vicenda “con il massimo impegno” in contatto costante con l’Unità di crisi e l’ambasciata italiana a Tripoli. Al momento, come ha spiegato Sergio Madotto, presidente della “Enrico Ravanelli” “non abbiamo ricevuto richiesta di riscatto”. Madotto non nasconde il suo stupore: “non c’era nessun segnale che potesse far pensare a un pericolo”, dice, tanto che non vuole usare la parola sequestro.
Solidarietà di Serracchiani
La solidarietà di tutto il Friuli Venezia Giulia per Gianluca Salviato, il tecnico dell’impresa friulana “Enrico Ravanelli” rapito in Libia dove si trovava per lavoro, è stata espressa dalla presidente della Regione, Debora Serracchiani, che ha condiviso l’ansia della famiglia e dell’azienda.
Serracchiani ha pure lanciato un forte auspicio affinché la situazione possa risolversi rapidamente e senza conseguenze, ricordando che le aziende regionali che operano all’estero e le persone che vi lavorano sono un elemento importante del Sistema Friuli Venezia Giulia.
La presidente ha fatto inoltre notare con rammarico come vi siano Paesi quali la Libia in cui fare impresa comporta un alto rischio dal profilo economico ma soprattutto da quello umano.
Confidando totalmente nell’azione della Farnesina, da parte di Serracchiani è stata ribadita la speranza che le prossime ore portino qualche segnale positivo.