Non c’è pace per l’ex Weissenfels di Fusine che, dallo scorso anno, è di proprietà della giapponese Kito Corporate. Si accendono, infatti, nuovi dubbi sul futuro occupazionale legati al tipo di ammortizzatore da utilizzare quando si concluderà il procedimento che ormai è agli sgoccioli. A riferirlo è la Fiom i cui rappresentanti incontreranno domani la direzione aziendale per esaminare la situazione. Già alla fine del 2016 sono stati accompagnati al pensionamento i lavoratori con maggiore anzianità di servizio, ma adesso se l’azienda volesse ridurre ulteriormente il personale creerebbe problematiche pesanti dal punto di vista dell’occupazione.
“La Fiom intende opporsi a possibili iniziative in questa direzione”, fa sapere il segretario Gianpaolo Roccasalva, sottolineando che il ramo aziendale più fragile pare essere quello della produzione di catene. La capacità produttiva dell’azienda sarebbe molto più alta rispetto alle commesse acquisite, ma secondo il sindacato si tratterebbe di un problema scontato in quanto le varie crisi che si sono susseguite hanno fatto perdere all’azienda i clienti storici e per recuperarli ci vuole altro tempo.
Discorso diverso per altre specializzazioni della Tech Chain, tant’è che Fusine potrà diventare il centro di produzione degli accessori degli stabilimenti della Kito di tutto il mondo.