Errori strategici, atteggiamenti spesso tafazziani, frequente indolenza della macchina burocratica e fuga dalle responsabilità. È il pessimo mix che sta pesando sul già fiaccato settore dell’edilizia friulano. In un dettagliato documento congiunto affidato all’attuale amministrazione regionale, le associazioni della categoria (Ance, Confapi, Confartigianato, Cna e Legacoop) vengono indicati puntualmente i nodi che sono più urgenti da sciogliere. Prima che sia troppo tardi. Oltre a puntare il dito, però, i rappresentanti del tessuto imprenditoriali suggeriscono al legislatore anche i provvedimenti immediatamente realizzabili.
VALORIZZAZIONE DELL’ESISTENTE
Il primo passaggio è di carattere interpretativo in merito alle recenti modifiche apportate alla normativa di settore di cui alla Lr 19/2009 ovvero il Codice Regionale dell’edilizia. Innanzitutto, a seguito delle modifiche apportate dall’art. 39 bis, è necessario precisare che dai metri quadrati di ‘atterraggio’ – derivanti dall’utilizzo del 50% delle superfici utili e accessorie – siano escluse espressamente le eventuali nuove superfici accessorie realizzate ai sensi dell’art. 3, comma 1, lettera f. Secondariamente, per chiarezza e coerenza con la procedente normativa, le categorie chiedono di considerare anche l’ipotesi alternativa dei 200 metri cubi al netto degli accessori. Inoltre, nel caso di demolizione e ricostruzione, nel rispetto del mantenimento delle unità abitative originarie, va chiarita la possibilità di realizzare un organismo in tutto o in parte diverso dal precedente. Ad esempio, un intervento su un edificio con 6 unità abitative per un totale di 2.000 è legittima l’ipotesi di aumentare ogni unità abitativa di 200 mc per un totale, quindi, di 1.200 mc portando alla realizzazione di un nuovo fabbricato di 3.200 mc complessivi modificando sagoma e altezza.
Considerata, inoltre, la tendenza in atto di un turismo che si sviluppa utilizzando in modo sempre più significativo il trasporto pubblico – treni, pullman, aereo – i rappresentanti delle imprese chiedono di prevedere la non obbligatorietà della realizzazione dei parcheggi al fine di non impedire a priori importanti investimenti di riqualificazione su strutture ricettive, consentendo al contempo la realizzazione degli standard da parte dei Comuni attraverso il nuovo istituto della monetizzazione di cui all’art. 29 bis.
Inoltre, sempre nell’ottica di contribuire a far crescere l’economia turistica della nostra regione consentendo la riqualificazione in tutte le categorie di destinazioni d’uso, è opportuno prevederne l’estensione a tutte le categorie d’uso di cui all’art. 5 togliendo la penalizzante limitazione codificata nelle sole ipotesi di cui alle lettere da a) ad f) indicate all’art. 39 ter, comma 2.
RATING AMBIENTALE
Si sollecita l’avvio di un percorso regionale di rating ambientale, ormai improcrastinabile e obbligatorio, secondo le categorie, per gli edifici in classe di efficienza energetica A e B, che porti la Regione a definire le linee guida che le amministrazioni comunali devono rispettare per adempiere in modo omogeneo e unACivoco alle prescrizioni nazionali impedendo alle amministrazioni locali di proporre enti privati di certificazione.
RESIDENZIALE PUBBLICO
In merito alla recente approvazione della norma a modifica della legge regionale 1/2016 che, nello specifico, ha inserito tra le iniziative finanziabili con il contributo di edilizia agevolata anche il solo acquisto e la nuova costruzione della ‘prima casa’, le categorie chiedono, al fine di valorizzare al meglio la modifica del canale agevolativo in parola e renderlo particolarmente efficace per il tessuto economico sociale della nostra regione, che l’acquisto da impresa sia maggiormente premiato per due oggettive e semplici ragioni: per la diversa onerosità fiscale che il cliente incontra se acquista da società piuttosto che da privato (nel primo caso si è chiamati a pagare l’Iva sul valore venale, mentre nel secondo l’imposta di registro ma sul valore catastale e pure ad aliquote ridotte, particolare che incide almeno sul 50% del valore dell’imposta); perché l’impresa è fattore determinante per il mantenimento delle condizioni di competitività di un territorio, in quanto crea da un lato occupazione e coinvolge dall’altro un non trascurabile indotto (filiera movimenta in Friuli-Venezia Giulia pari a 140 mila addetti).
L’interdipendenza impresa e territorio non vive di vita propria ma è fortemente influenzata dalle scelte normative territoriali che l’alimentano. Quindi, le relative decisioni devono andare nella direzione di supportare un sistema circolare virtuoso impresa-territorio-impresa. Le categorie ribadiscono quindi che la richiesta mirata a incentivare maggiormente l’acquisto da un’impresa trova una sua giustificazione non in una mera richiesta sindacale del comparto ma nell’oggettivo impatto economico che l’acquisto dall’impresa crea in termini, diretti e indiretti, per e nel territorio. In poche parole i soldi che vengono investiti provocano un ritorno alle casse regionali sotto forma di occupazione e fiscalità.
Si ritiene, inoltre, utile non differenziare la soglia di Isee ma uniformarla, sia per gli interventi di agevolata sia di convenzionata, in 33mila euro. Un ragionamento deve essere inoltre riservato anche al ruolo delle Ater che dovrebbero confrontarsi con le imprese per soddisfare una complessa domanda di casa che presenta diversi livelli di complessità.
POLITICHE ABITATIVE
Con l’entrata in vigore della legge regionale 19 febbraio 2016, n. 1 recante la “Riforma organica delle politiche abitative e riordino delle Ater”, la Regione aveva previsto anche l’istituzione dei Tavoli territoriali per le politiche abitative, di cui all’articolo 8 della richiamata legge, che facevano capo alle Uti. La designazione dei rappresentanti delle imprese era stata fatta dagli Stati generali delle Costruzioni del Friuli-Venezia Giulia.
Detti Tavoli dovevano svolgere funzioni consultive di area vasta allo scopo di rappresentare in sede di Commissione regionale per le politiche socio abitative le esigenze dei rispettivi territori, intervenendo, in tal modo, nel processo di definizione delle politiche abitative promosse dalla Regione. Con la legge regionale 31/2018 la Regione ha modificato la normativa sul sistema degli enti locali e come primo passo del processo di riordino delle autonomie locali si prevede l’istituzione, entro il 2019, di un nuovo ente di area vasta. A seguito di queste modifiche, le categorie chiedono quale sarà la sorte dei tavoli Territoriali e come la Regione pensa di strutturare le normative relative alle politiche abitative in futuro.
LAVORI PUBBLICI
A seguito dell’approvazione a livello nazionale dello Sblocca Cantieri, legge datata 14 giugno 2019 numero 55 e in vigore dal 18 giugno 2019, la nostra Regione non ha ancora provveduto ad adeguarsi alle molte semplificazioni che questa nuova normativa ha portato.
Allo stato attuale in Friuli-Venezia Giulia si ha una situazione non uniforme; alcuni Rup applicano le Direttive Vincolanti, alcuni invece solo lo Sblocca Cantieri, e questo fa sì che le imprese si trovano disorientate.
Inoltre, i principi fondamentali delle Direttive Vincolanti, come ad esempio “l’idoneità operativa rispetto al luogo di esecuzione dei lavori”, vengono sempre più ignorate, con l’effetto che in questo ultimo periodo gli appalti sono stati aggiudicati a imprese con la sede fuori dal territorio regionale. È accaduto, per esempio, per importanti e prestigiosi lavori appaltati dal Comune di Udine che sono stati affidati a imprese siciliane, abruzzesi o campane.
PREZZARIO REGIONALE
Le imprese segnalano sempre più frequentemente che i prezzi posti a base di gara per gli appalti di lavori pubblici risultano inadeguati e fuori mercato, in particolare, gli importi sono molto più bassi rispetto a quelli previsti dal Prezzario Regionale.
Si ricorda che il Codice dei Contratti (Dlgs 50/2016) all’articolo 23 comma 16 dispone che: “per i contratti relativi a lavori il costo dei prodotti, delle attrezzature e delle lavorazioni è determinato sulla base dei prezzari regionali aggiornati annualmente”.
Negli ultimi anni, il Prezzario della nostra Regione, è stato aggiornato, anche con il contributo delle associazioni di categoria e del mondo delle professioni, ed è diventato uno strumento valido e corretto rispetto ai prezzi di mercato. Vista la complessità del lavoro, fatto in collaborazione con i funzionari della Regione, non si è potuto ancora concludere l’aggiornamento di tutte le voci; inoltre, a oggi non è stata approvata la versione del 2019 e i tavoli tecnici non vengono convocati da quasi un anno. A questo punto, si suggerisce alla Regione di valutare la possibilità di utilizzare prezzari in uso in altre Regioni, come ad esempio quello della Camera di Commercio di Milano che con la pubblicazione del Listino Prezzi Opere Edili versione 2019, ha reso il listino comunale Prezziario ufficiale per le opere pubbliche di quella Regione.
Successivamente le categorie chiedono un’azione forte da parte della Regione con le Stazioni Appaltanti che, come già previsto dal Codice dei Contratti, sono obbligate all’applicazione del Prezzario Ufficiale e si suggerisce che, se questo non avviene, sia invalidato il progetto a base di gara. Si ricorda che la corretta applicazione dei prezzi è la base per una migliore esecuzione dei lavori da parte delle imprese.
CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA
La Centrale unica di committenza (Cuc) nell’esercizio dell’attività di centralizzazione della committenza, con bandi europei pubblicati nel dicembre 2017 ha indetto delle gare per i servizi di manutenzione che si sono concluse solo a maggio del 2019.
La Regione ha siglato con una rete temporanea di impresa con aziende non del Friuli-Venezia Giulia il contratto, del valore di quasi 30 milioni di euro, che assegna per quattro anni la gestione di tre dei cinque lotti previsti nel bando per la gestione dei servizi di manutenzione energetica inerenti immobili e impianti in Friuli-Venezia Giulia (tra i quali la manutenzione di impianti elettrici, di sicurezza e controllo accessi, idrico sanitari, di riscaldamento e raffreddamento, elevatori e antincendio, oltre al piccolo mantenimento edile) di proprietà dell’amministrazione regionale, dei vari enti collegati, tra cui i Comuni e le Unioni Territoriali Infracomunali (Uti).
Gli altri due lotti del valore complessivo di circa 10,5 milioni sono invece stati aggiudicati a una rete temporanea di impresa sempre con sede fuori regione.
La centralizzazione degli approvvigionamenti di lavori, servizi e forniture rischia di dare il colpo di grazia alle piccole e medie imprese locali, già messe a dura prova da una crisi che non sembra avere fine.
Le associazioni hanno denunciato le conseguenze negative sul tessuto locale della normativa sull’affidamento degli appalti pubblici, con particolare riferimento alle disposizioni sui soggetti aggregatori.
Ricordano poi che da maggio 2019, tutti gli enti regionali, sono obbligati ad affidare la manutenzione degli edifici pubblici alle aziende vincitrici del bando, e non possono cioè decidere a chi affidare il servizio.
Gli effetti saranno devastanti sulle piccole e medie imprese locali, alle quali finora le Stazioni Appaltanti facevano invece spesso ricorso grazie alla capacità delle stesse di rispondere con maggiore prontezza alle necessità dell’ente pubblico, vista anche la prossimità con quest’ultimo.
La centralizzazione del servizio, secondo le categorie, con il suo elevato grado di standardizzazione, non riuscirà a soddisfare efficacemente i bisogni operativi di molte amministrazioni locali, e finirà per rappresentare un potente fattore di decrescita a carico delle piccole e medie imprese e, più in generale, del mondo del lavoro che ruota attorno all’affidamento degli appalti pubblici.
Segnalano che nella nostra regione non sono state previste neppure ‘soglie di salvaguardia’ per le assegnazioni dei lavori di importi non elevati.
CONSUMO DEL SUOLO
In considerazione del fatto che l’impostazione corrente in tema di pianificazione territoriale è quella mirata al recupero del patrimonio edilizio esistente, privilegiando quindi la conversione dei fabbricati esistenti piuttosto che le nuove costruzioni in nuove aree insediative, sarebbe auspicabile prevedere degli strumenti di incentivazione, così come era stato fatto con il Bando di Finanziamento sul Riuso al quale avevano aderito numerosi privati ma la cui efficacia operativa è stata limitata da uno scarsa dotazione finanziaria del capitolo di spesa. Azioni di questa natura, passando attraverso meccanismi premiali in caso di attività di demolizione e ricostruzione, consentirebbero di adeguare alle normative antisismiche recenti un patrimonio edilizio che per la maggior parte è ante 1960; mantenere in vita lo straordinario volano economico creato dal sistema delle detrazioni fiscali (per l’efficientamento sismico, energetico, ecc…) che dopo molti anni di operatività rischia di vedere ridotta la sua efficacia; riuscire ad arginare i meccanismi finanziari messi in atto da molti grandi gruppi in tema di acquisizione dei crediti derivanti dai lavori di ristrutturazione edilizia, che concretamente, se attuati, escluderanno le nostre piccole aziende dal processo produttivo. Questo fenomeno, rischia infatti di spostare l’asse portante del sistema edilizio dal piano realizzativo a quello puramente finanziario, con le comprensibili ed evidenti ricadute per il settore in termini occupazionali e di finanza pubblica.
La politica di riduzione del consumo del suolo a favore del riutilizzo delle aree esistenti e già occupate da manufatti, non può prescindere da una seria attività di revisione della pianificazione territoriale. Negli anni, infatti, abbiamo assistito al proliferare di nuove aree industriali/artigianali rimaste pressoché inutilizzate, passando attraverso la costruzione di strade che, realizzate a distanza di anni dalla loro necessità realizzativa, si sono rivelate inadeguate o spesso inutili; richiamiamo l’attenzione della Regione su una concreta e puntuale pianificazione strategica. Tale pianificazione secondo le categorie non può essere gestita da enti di livello sotto-ordinato alla Regione e questo per coordinare la concessione o l’ampliamento delle aree e delle infrastrutture secondo un piano strategico di area vasta, non legato alle necessità di singoli enti territoriali.
SISTEMA DELLE GARANZIE
Si chiede inoltre alla Regione di procedere in tempi brevi alla costruzione di un nuovo sistema di controgaranzia efficace. Tale richiesta risulta importante soprattutto alla luce delle difficoltà registrate con il sistema bancario sia in merito alla concessione di finanziamenti per l’acquisto di nuove abitazioni sia per la ristrutturazione di fabbricati esistenti.
PROGRAMMAZIONE EUROPEA
Infine, in merito alla prossima programmazione 2021/2027 dei fondi strutturali europei, si chiede l’istituzione di un Tavolo di confronto per poter avviare, con i fondi della politica di coesione territoriale, una vera strategia di rigenerazione urbana con l’adozione di strumenti che favoriscano la riqualificazione e l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio esistente.
Da prevedere, infine, la possibilità di indirizzare maggiori risorse alle infrastrutture e alla loro manutenzione, resa sempre più necessaria anche dall’esigenza di fare fronte agli eventi determinati dai cambiamenti climatici, nonché di supportare la digitalizzazione del settore.